Dalla diagnosi della mia malattia, lo scorso 20 febbraio, tutta la mia vita è cambiata. Improvvisamente ho dovuto dare priorità di pensiero e azione a me stesso, sono stato obbligato a utilizzare la mia scienza e la mia competenza non per indirizzare al meglio qualcun altro, ma per salvare la mia stessa vita. Da tempo la mia laurea in Medicina la utilizzo più che per fare carriera, per difendermi dalle distorsioni in cui oggi si trova a languire l’arte più antica e più bella del mondo.

Arte laica ma al tempo stesso sacerdotale, la medicina. Ponte umano tra il male e la salute, con il medico-sacerdote che raccoglie su di se il dolore della malattia per guidare il paziente verso la guarigione. Arte, non scienza . La medicina è arte che usa la scienza, mentre oggi è diventata scienza che usa l’arte medica per fare profitto. Non esiste né può esistere neutralità nel ricercatore medico. Si è obbligati a essere sempre di parte: o del paziente – come la deontologia professionale ci imporrebbe col Giuramento di Ippocrate – o di chi ci finanzia – come ormai dichiarano al 70% gli stessi oncologi se gli propongono un questionario anonimo.

Ho sbagliato a rendere pubbliche le mie scelte di medico per me stesso, ma lo scopo era solo rendere noto a tutti che mi aspettavo da tempo l’anticipo della mia malattia, in quanto ero tra i pochissimi campani a sapere con esattezza quanto io fossi “inquinato dentro” sin dal 2007. Ritenevo e ritengo di certo di gran lunga secondario la scelta del luogo e del medico chirurgo cui avrei dovuto affidare la mia vita per salvarmi rispetto alla notizia dell’anticipo certo e atteso del mio cancro in Terra dei Fuochi.

Altrettanto inattesa è stata la scomparsa di amici che ritenevo fratelli, così come invece la comparsa di amici veri che ritenevo poco più che conoscenti. Mi ha fatto per questo piacere ricevere dalla Parrocchia del Parco Verde di Caivano – che considero mia dal 2009 – un invito specifico per partecipare insieme con loro a un’udienza riservata con Papa Francesco dedicata a noi cittadini di Terra dei Fuochi. Credevo si fossero dimenticati di me, che mi volessero meno bene ora che ero costretto a dedicarmi solo a me stesso e non anche a loro.

Quante cose ho sempre sognato di potere dire a Papa Francesco. Voglio da sempre innanzitutto ringraziarlo per la sua presa di posizione così chiara, profonda, precisa su quell’economia malata che crea il tremendo disastro ambientale che sta uccidendo tutti nel mondo intero e che ha visto nella Terra dei Fuochi campana la prima ispirazione della sua enciclica Laudato Si.

Arrivato in udienza, ho visto però tanti ammalati, tante madri di figli uccisi da malattia troppo presto contro natura, tutti in fila silenziosa e infinita nella speranza di potere anche solo per un momento ricevere la benedizione e l’abbraccio del Papa a conforto della loro disgrazia. Mi sono sentito in dovere di mettermi in disparte; ero buon ultimo come ammalato e come medico a volere un dono cosi grande rispetto a tutti gli altri ammalati che mi accompagnavano.

Ma, improvvisamente, mi sento spingere dal mio amico Padre Maurizio Patriciello: “Vieni qua davanti, con il tuo lavoro e le tue denunce sei sempre stato il chicco che muore per primo. Oggi tocca a te essere il primo ad abbracciare il Padre!” e mi spinge a superare tutti e mi ritrovo primo nella fila per salutare il Papa. Sono commosso, spaventato, emozionatissimo sino alle lacrime. Volevo dirgli tante cose, ora non ho neanche una parola in gola! Papa Francesco si avvicina, lo vedo molto pallido, stanchissimo, ma non arretra di un solo passo nel ricevere anche tutti noi. Vorrei abbracciarlo fortissimo, non solo baciargli la mano ma non so neanche come avvicinarmi senza sbagliare passo o fare figuracce.

Papa Francesco forse avrà pensato che ci fosse un motivo specifico per il quale il popolo di Caivano della Terra dei Fuochi avesse scelto me come primo della fila. Nel mio imbarazzatissimo silenzio, commosso sino alle lacrime, mi abbraccia e mi stringe forte, per un tempo che a me pare infinito! Non so che dire, mi metto a piangere dalla gioia, sento solo che mi sussurra dolcemente, come ogni volta che si affaccia al balcone di San Pietro: “Pregate per me! Pregate per me!”

Nel tumulto dei miei pensieri, immagino quanto dolore infinito debba sopportare in questi giorni scanditi non certo soltanto dalla tragedia ambientale ma dalla terribile croce degli scandali nella nostra Chiesa. E un pensiero mi folgora la mente all’improvviso: anche Papa Francesco, il massimo vertice oggi dell’ambientalismo mondiale con la sua Laudato Si – preciso atto di accusa al liberismo selvaggio che sta distruggendo il mondo per servire il demone Mammona – deve essere “ucciso” innanzitutto per questo. come tutti noi ambientalisti quando parliamo troppo e mettiamo in pericolo i profitti infiniti ottenuti distruggendo la nostra casa comune, la madre Terra.

Centinaia sono gli ambientalisti uccisi ogni anno nel mondo: tante le vittime innocenti anche in Terra dei Fuochi tra coloro che hanno combattuto la camorra. Anch’io avrei dovuto essere tra questi, come mi disse in faccia il pentito Carmine Schiavone, se gli stessi camorristi non si fossero resi conto che io combattevo innanzitutto per la salute dei loro figli.

Un pensiero folgorante, terribile: vogliono distruggere Papa Francesco non perché abbia mai coperto alcun pedofilo o curiale, ma perché ha scritto la Laudato Si! Nè la Chiesa né nessun altro deve potere avere questa meravigliosa Enciclica come linea guida innanzitutto di buon governo nel mondo. Papa Francesco deve essere ucciso, e non necessariamente fisicamente, perché ha osato fare aprire gli occhi a tutto il mondo sull’economia malata!

L’ho abbracciato con tutto l’amore di cui sono capace. Mi sono messo a piangere dalla gioia, dalla paura, dalla commozione. E mi sono svegliato piangendo.

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