Sarà lungo il lavoro degli investigatori e degli inquirenti che lavorano all’inchiesta sul crollo del ponte Morandi a Genova collassato per circa 250 metri il 14 agosto scorso seppellendo 43 persone. Anche se gli esiti non saranno lontani nel tempo. “L’analisi della documentazione che abbiamo acquisito ci ha portato a raccogliere elementi utili che risalgono fino dagli anni ’80” dice il procuratore di Genova Francesco Cozzi in conferenza stampa. Al momento quindi non c’è alcun indagato perché “l’analisi della parte amministrativa dell’opera deve essere approfondita e non può esser fatta in modo superficiale, richiede tempo”. Il capo della procura ligure però aggiunge: “Posso dire che già da ora sia i nostri consulenti tecnici che i componenti della commissione del ministero dispongono di un consistente numero di reperti utili per accertare le cause del crollo del ponte Morandi. Lo dico come una nota positiva. L’attività dei nostri consulenti è fervida alacre e ci permette di aspettare risultati utili in tempi non molto lontani”.

Il magistrato ritorna anche sulle polemiche dei giorni scorsi rispondendo a chi si chiede come mai non ci siano ancora persone iscritte nel registro degli indagati: “Anche i processi si possono fare in modo sensazionale, magari con venti iscrizioni immediate nel registro degli indagati. Questo permetterebbe di acquietare determinate esigenze, magari anche comprensibili. Però noi non faremmo un buon lavoro. Mi rendo conto – prosegue – che fa sensazione attivare canali di polemica. Ma io in questo caso non ne ho percepiti. Non ho niente da dire rispetto alle opinioni delle vittime, dei cittadini, del presidente del Consiglio, del cardinale. Ne abbiamo rispetto e massima considerazione. Ma non intendo dare nessun tipo di valutazione. Ogni cosa si commenta da sola. Io non voglio convincere nessuno del perché non ci sono fino a questo momento iscrizioni nel registro degli indagati. L’indagine è delicata: non si tratta di un’auto che ha investito un pedone o di uno che ha investito pedoni in stato di ebbrezza: è un disastro con crollo di una struttura importantissima che presentava problemi anche da lunga data”

Alcuni resti del ponte Morandi sono stati tagliati con “un filo speciale, con punta di diamante in modo tale che restino intatti pezzi utili – sottolinea il procuratore -. L’attività di rimozione delle parti crollate viene fatta in modo tale da conservarne una parte. Ad esempio per alcuni piloni lunghissimi e impossibili da trasportare, i consulenti hanno dato indicazione di tagliarli con un filo speciale per vedere cosa c’è in ogni singola parte tagliata”. Cozzi poi non interviene sulla polemica su chi ricostruirà l’opera: il governo ha annunciato di far eseguire di lavori a Fincantieri o su chi farà i lavori per abbattere due monconi. “Non abbiamo nessun titolo o competenza per dare prescrizioni sul soggetto che eseguirà l’abbattimento. Possiamo però dare indicazioni adesso su chi ha la facoltà di accedere alle strutture che ci sono, che siano quelle crollate o quelle ancora in piedi”.

Intanto sono 1.432 – di cui 95 con più di 50 dipendenti – le aziende che hanno subito danni diretti e indiretti dal crollo. Il numero emerge dalla mappatura compiuta, ad oggi, da Regione, Comune e Camera di Commercio. Quaranta hanno subito danni diretti e si trovano in zona rossa. L’assessore allo sviluppo Benveduti agli imprenditori ha illustrato le proposte inviate al governo, tra cui sospensione Durc, cig in deroga per Pmi, investimenti di logistica per agevolare i flussi merci, snellimento del traffico portuale.

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