Di rifiuti e di raccolta differenziata in Sicilia avevo scritto due anni fa, durante un viaggio in Sicilia. Sono di nuovo qui e credo sia giusto riprendere l’argomento perché qualcosa di fatto è cambiato, in meglio. Anche se i nodi da sciogliere sono moltissimi.

Il quadro di riferimento

Se si pensa che il Pacchetto Ue per l’economia circolare in vigore il 4/7/2018 richiede un tasso di raccolta differenziata (RD) del 65% entro il 2025 e non più del 10% dei rifiuti in discarica entro il 2035, si comprende in parte la ratio del provvedimento della Regione Sicilia 4/2018. L’ordinanza imponeva che entro il 31 luglio i Comuni raggiungessero almeno il 30% di RD, o, in alternativa, scegliessero una delle quattro imprese selezionate a livello regionale senza gara d’appalto (nda) per portare i rifiuti fuori Regione, pena la decadenza del sindaco. Un’ordinanza interessante con alcune lacune di fondo. In prima battuta l’assenza di gara d’appalto per la selezione delle imprese, a monte la carenza di impianti per il trattamento dei materiali differenziati, in particolare dell’umido, con una conseguente difficoltà di gestione dell’intera RD, dal momento che la frazione umida rovina la qualità dei materiali differenziati. Risultato? I sindaci hanno fatto ricorso al Tar e l’ordinanza è stata sospesa per la parte che riguarda la decadenza del sindaco.

Il freno dei grandi Comuni

Per quanto riguarda i risultati, molti piccoli Comuni ce l’hanno fatta – ad esempio Marsala è oltre il 50% -, mentre i capoluoghi sono ancora indietro. Salvo Cocina, dirigente del Dipartimento Regionale Acqua e Rifiuti, parla di una Sicilia a due velocità: “Paradossalmente sono i grandi comuni che ritardano la crescita e intasano le discariche. Palermo vivacchia e non riesce a decollare: solo quest’anno è partito un altro step di raccolta differenziata. Cosa si può ottenere in una città di 670mila abitanti che fa il porta a porta solo su 140mila? A Trapani la differenziata era partita con esiti scadenti, ma a settembre, con questo nuovo sindaco, dovrebbe ripartire. Siracusa è riuscita ad aggiudicare la gara settennale, ma ha difficoltà con l’impresa prescelta. Catania è al 7% di raccolta differenziata, regredendo rispetto all’anno scorso”.

Destino dei rifiuti

L’ordinanza prevede che tutto ciò che non viene differenziato possa essere conferito in discarica fino al 70%, il resto va portato fuori Regione. Gli impianti per l’indifferenziato non mancano, i dati del Catasto Rifiuti Ispra segnalano in Sicilia una capienza d’impianti TMB, ovvero di Trattamento Meccanico Biologico, per la gestione dell’indifferenziato pari a tutti quelli presenti in Piemonte, Lombardia, Friuli, Emilia Romagna. I rifiuti differenziati iniziano ad essere gestiti in modo più strutturato dai Consorzi in per il Recupero degli Imballaggi e portati fuori Regione laddove non ci sono impianti di trasformazione. L’umido è il vero problema: gli impianti sono insufficienti e maldistribuiti – sono soprattutto nella Sicilia sud-orientale – per cui o lo si fa migrare in un’altra provincia o viene smaltito in discarica se il Comune non può pagare il trasferimento. “Si tratta di far nascere, crescere e sviluppare un sistema economico e strutturato in un territorio molto vasto – dice Massimo Centemero del CIC, Consorzio Italiano Compostatori – Le pianificazioni sono state fatte almeno da vent’anni a questa parte, adesso è l’ora di agire e di mettere in atto politiche concrete sul territorio che avrà benefici ambientali e occupazionali di grande rilievo… Il recupero della sostanza organica dai rifiuti porterebbe grandi benefici ambientali,  riportando al suolo la sostanza organica di scarto (l’umido, appunto) che il suolo ha generato”.

Il lavoro dei consorzi degli imballaggi

Proprio in questi territori, dove c’è molto da fare si concentra l’attenzione dei Consorzi Nazionali per il Recupero degli Imballaggi che da diversi anni hanno avviato qui molte delle proprie attività. Comieco a luglio ha presentato a Palermo i dati del 23° Rapporto nazionale sulla raccolta differenziata di carta e cartone e la settimana successiva, a Taormina, i 22 Comuni dell’isola che hanno meritato l’ingresso nel Club degli  EcoCampioni Siciliani, ovvero con RD complessiva superiore al 45%, pro capite di raccolta di carta e cartone di almeno 40 kg annui. A marzo, Cial, il Consorzio che recupera gli imballaggi di alluminio, ha premiato i Comuni e le società delegate alla gestione dei rifiuti urbani, con le migliori performance quantitative e qualitative, assegnando  il cosiddetto “Premio Resa” al Comune di Palazzolo Acreide (SR) e, fra gli altri, alle società Ecoface Industry che serve 14 Comuni in provincia di Agrigento, fra cui Porto Empedocle, e Sarco Srl di Trapani che tratta l’alluminio raccolto in circa 64 Comuni siciliani da circa 700mila cittadini. Corepla, il Consorzio che recupera gli imballaggi di plastica in terra siciliana ha tre impianti per il riciclo: “La raccolta in  Sicilia nel 2017-  dice Massimo Di Molfetta, responsabile rapporti con il territorio – “è cresciuta del 55% pur rimanendo l’ultima Regione come pro capite per il recupero di imballaggi in plastica , il 7,5 kg annuo contro una media nazionale dell’11 con un massimo di 25 Kg/abitante. Il problema restano Palermo, Catania, Siracusa e Messina, se non decollano le grandi città il pro capite regionale non decolla. Questo la Regione lo sa e abbiamo un ottimo rapporto con Regione e Comuni”.

Ha collaborato Tiziana Giacalone, esperta in diritto ambientale

Nota del 12 agosto: il 10 agosto è uscita una nuova ordinanza integrativa. Con l’ordinanza del 10 agosto, 06/rif, all’art. 1, il Presidente della Regione siciliana ordina al Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti di valutare le iniziative e la relazione per l’incremento della raccolta differenziata, oltre il 30%, che i Comuni trasmetteranno al Dipartimento entro il 28 agosto unitamente al cronoprogramma delle attività da svolgersi entro 90 giorni dal nulla osta regionale. Entro la stessa data i Comuni potranno, in alternativa, presentare la sottoscrizione del contratto di affidamento per il trasferimento dei rifiuti fuori regione (come previsto dall’ordinanza 4 rif) che sarà comunque valutato dal Dipartimento. La stessa ordinanza, all’art. 2, prevede che il Dipartimento decreti l’individuazione degli impianti di smaltimento per i rifiuti indifferenziati e gli scarti della lavorazione prodotti dagli impianti di recupero della frazione differenziata dei rifiuti solidi urbani (nel limite massimo del 15% del flusso del materiale in entrata negli impianti). Il Dipartimento potrà valutare l’eventuale ampliamento della capacità di trattamento giornaliera degli impianti TMB dei rifiuti indifferenziati entro il limite annuo del 20% del quantitativo di capacità di trattamento autorizzato

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