Licenziati in tronco, senza attendere il processo. A pochi giorni dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei sei custodi della Reggia di Caserta accusati di aver timbrato in più occasioni il cartellino per poi allontanarsi dal posto di lavoro, il Ministero dei Beni culturali ha applicato alla lettera la legge Madia, che consente di concludere il rapporto lavorativo prima del giudizio e ha dato il benservito ai sei dipendenti addetti alla vigilanza del monumento vanvitelliano. I custodi sono indagati, a vario titolo, per truffa aggravata e continuata e falso nelle attestazioni di presenza in servizio per essersi allontanati dal luogo di lavoro dopo aver timbrato il badge. Il pubblico ministero non ha ancora chiesto il giudizio, ma il Ministero ha deciso di procedere con il licenziamento dopo averli convocati a Roma lo scorso 25 luglio.

Dal furto all’inchiesta sull’assenteismo – La vicenda dei furbetti del cartellino alla Reggia è scoppiata il 3 maggio, quando la Squadra Mobile di Caserta ha notificato la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria emessa dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico di due dei sei custodi indagati. I fatti contestati sarebbero avvenuti nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2016. Tutto scoperto durante le indagini per alcuni furti avvenuti nell’agosto del 2016 e, in particolare di un raid notturno alla buvette della Reggia messo a segno proprio in quel periodo e nel corso del quale fu portato via l’incasso di giornata. Gli investigatori avviarono le verifiche del caso ed estesero gli accertamenti anche alla vigilanza interna al sito patrimonio dell’Unesco, visto che il bar si trova nei pressi dell’ingresso del Parco reale. E, quindi, in un punto in cui sarebbero dovuti essere presenti dei custodi. Subito dopo l’avvio dell’indagine i sei furono sospesi dal servizio, in quanto attraverso pedinamenti e intercettazioni video-ambientali venne fuori che durante l’orario di lavoro si assentavano per ore per mangiare una pizza o svolgere commissioni personali. C’è chi, in alcune occasioni, è anche tornato direttamente a casa per poi ripresentarsi, a fine turno, solo per vidimare l’uscita.

Le parole de Procuratore – È stato lo stesso procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone, a sottolineare che questa condotta ha provocato un danno al Mibact non solo per lo stipendio percepito immeritatamente ma, soprattutto, per quello patrimoniale e di immagine derivante dalla mancata vigilanza nel sito Unesco e che i custodi in questione hanno “esposto la Reggia al rischio di atti di vandalismo e non solo”. Secondo gli investigatori, infatti, gli autori del furto sarebbero stati agevolati “proprio dalla mancanza di sorveglianza”.

Il direttore della Reggia – Poche parole sull’inchiesta da parte del direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori: “Non commento i provvedimenti che sono di competenza del Ministero. Ribadisco solo quanto già detto quando scoppiò la vicenda, ovvero che quando una patologia viene accertata e combattuta è sempre una cosa positiva”. Secondo Felicori i problemi relativi alla verifica delle presenze del personale verranno superati “quando saranno risolte le difficoltà di applicazione della piattaforma europea Web”. Si tratta di un sistema già adottato da diversi mesi, un  software che permette di controllare in maniera efficace le presenze “ma che va adeguato a una struttura complessa come la Reggia”. Il clima non è dei più sereni tra i lavoratori-delegati sindacali, dopo il provvedimento nei confronti dei loro colleghi. A parlare, all’Ansa, è Angelo Donia, responsabile della Uil-Pa, dipendente dell’area di vigilanza in cui prestavano servizio i sei custodi licenziati. “La Uil-Pa non difende i furbetti del cartellino – commenta – ma i lavoratori, che hanno non solo diritti, ma anche doveri. Ci chiediamo però come mai la magistratura si sia accorta di questa situazione, mentre l’amministrazione no”.

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