La cocaina purissima prodotta in Colombia era nascosta nelle intercapedini di un grosso container arrivato a gennaio nel porto di Livorno. E il destinatario della spedizione sarebbe dovuto essere Luigi Ciarelli, figlio di Giacinta Spada e Antonio Ciarelli e fratello di Carmine, capo del clan di etnia rom Ciarelli-Di Silvio operante a Latina e molto legato al boss Vittorio Casamonica. Stamani Ciarelli – con numerosi precedenti penali per rapine, usura, detenzione di armi e ricettazione – è stato arrestato insieme ad altri due pregiudicati dai militari della Guardia di Finanza di Latina su mandato della Procura di Livorno che negli ultimi sei mesi ha condotto l’operazione denominata “White Iron”. Il 30 gennaio scorso, infatti, i militari delle fiamme gialle della città toscana, insieme all’Agenzia delle Dogane, avevano sequestrato un carico da 80 kg di cocaina purissima per un valore di 19 milioni di euro imbarcata dal porto di San Antonio (Cile), prodotta nella Colombia dei narcos e destinata all’esponente del clan di etnia rom di Latina.

I narcotrafficanti erano riusciti a nascondere i panetti di droga all’interno di due supporti di metallo di cui era dotato il container che, ufficialmente, avrebbe dovuto portare una partita di trota salmonata. La provenienza cilena del carico, però, ha fatto insospettire gli uomini dell’Agenzia delle Dogane di Livorno che, insieme ai militari della Gdf, hanno perquisito la cisterna una volta arrivata a destinazione nel porto toscano lo scorso 30 gennaio. La “scannerizzazione” del carico ha individuato 160 panetti da 50 grammi ciascuno a forma circolare proprio all’interno delle intercapedini di ferro e per estrarle ci sono voluti tre giorni.

Lo stratagemma del finto container – I militari delle fiamme gialle però inizialmente non sono riusciti a ricostruire chi fosse il destinatario del carico, dato che Luigi Ciarelli e soci avevano fatto un ordine con la carta di identità di un prestanome e con un conto corrente a lui intestato. Dopo sei mesi, però, Ciarelli ha reclamato il carico tramite una mail anonima e in base a questo elemento gli investigatori, coordinati dal Procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, sono riusciti a risalire al computer e al mittente della missiva. A quel punto i militari della Guardia di Finanza hanno organizzato uno stratagemma, riproducendo una cisterna quasi identica rispetto a quella sequestrata sei mesi prima, per poi recapitarla a Ciarelli e compagni.

Venerdì mattina, quando gli affiliati del clan pontino hanno appurato che all’interno del container la droga era sparita, sono partite le perquisizioni dei militari di Latina e del Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata di Roma che hanno arrestato Luigi Ciarelli (48 anni) e i suoi due soci Claudio Pitoli (53 anni) e Benito Aversano (48 anni). Le tre ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nella prima mattina di venerdì dal Giudice per le Indagini Preliminari Marco Sacquegna e i tre uomini sono indagati per traffico di sostanze stupefacenti e sostituzione di persona tramite la fabbricazione e l’utilizzo di documenti contraffatti.

Il clan Ciarelli – I Ciarelli sono arrivati nella pianura Pontina dall’Abruzzo circa trent’anni fa e sono imparentati alla lontana con il boss Vittorio Casamonica, lo zio della famiglia criminale il cui funerale fu celebrato due anni fa con tanto di carrozze e cavalli nella chiesa di Don Bosco a Roma. Per il Tribunale di Latina, i Ciarelli e gli Spinelli da trent’anni sono le due famiglie che gestiscono il potere in città tramite l’usura, le estorsioni e il traffico di droga. Luigi è il fratello minore del capoclan Carmine Ciarelli, ferito da sette colpi di pistola nel 2010 durante una guerra tra bande in città che dette vita al processo Caronte che ha fermato solo in parte l’attività del clan.

Proprio agli atti di quel processo si trova l’intercettazione in cui il capoclan Carmine Ciarelli si vantava del proprio ruolo criminale: “La gente che sente il mio nome mi teme”, diceva al telefono. “Il clima d’intimidazione derivante dall’associazione delinquere Ciarelli-Di Silvio e la caratura criminale del clan in oggetto – scrivono i giudici nel 2014 proprio nella sentenza contro Carmine Ciarelli – è tale che numerose parti offese di reati che vanno dall’usura, all’estorsione e al tentato omicidio, sono succubi di un clima di assoggettamento e si rifiutano di collaborare con la giustizia, spesso sminuendo la portata di fatti criminali”.

Livorno “hub del traffico di droga” – Negli ultimi mesi si sono moltiplicati i sequestri di droga nel porto di Livorno: da marzo ad oggi la Guardia di Finanze, insieme alla Procura di Livorno, ha recuperato più di 300 kg di droga proveniente dal Sud America e facente capo alle organizzazioni criminali. “Il porto di Livorno si conferma uno dei maggiori hub del traffico illecito di sostanze stupefacenti”, ha detto venerdì mattina durante una conferenza stampa il comandante del Gruppo Provinciale della Guardia di Finanza labronica Carlo Bastone.

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