In un’intervista recentissimaDavide Casaleggio (proprietario? gestore? del Movimento 5 stelle) ha annunciato la prossima fine del Parlamento, che sarà sostituito da avveniristici strumenti di democrazia diretta realizzata tramite web. Non è sorprendente che ci siano state vivaci reazioni a questa affermazione, mentre è sorprendente che alcuni la abbiano ritenuta plausibile.

L’idea di poter sostituire il Parlamento con strumenti di democrazia diretta è completamente aberrante e implica una volontà eversiva. Mai avrei ritenuto che sarebbe stato necessario spiegare pubblicamente la funzione del Parlamento e le ragioni della democrazia rappresentativa – argomenti che ciascuno dovrebbe aver imparato nei corsi scolastici di educazione civica – e farlo è un segno del degrado della cultura politica indotto nel Paese dalla propaganda di Beppe Grillo e dei Casaleggio.

Chiunque abbia almeno partecipato almeno a una riunione di condominio sa che votare una delibera è l’ultimo atto di un processo di analisi dei problemi e di discussione di possibili soluzioni. Ogni decisione, in qualunque organo e a maggior ragione in un organo democratico che rappresenta l’intera nazione, è preceduta da analisi e spesso dal lavoro di commissioni dedicate che studiano il problema.

Il Parlamento, come dice il suo nome è il luogo della discussione ordinata e organizzata, dell’analisi e in ultimo della decisione. La democrazia diretta può decidere con il voto, come avviene nei referendum, ma non ha gli strumenti per la discussione pubblica ordinata, non nomina commissioni, non svolge analisi. È soggetta invece all’arbitrio di gruppi organizzati, palesi od occulti, che abbiano capacità di propagandare la loro opinione. Nessuna trasparenza nei metodi è possibile per un sistema democratico diretto e di fatto i processi attuati dai diversi gruppi di potere auto-organizzati sono ignoti alla maggioranza dei cittadini.

Inoltre, in un sistema parlamentare, le commissioni che analizzano i singoli argomenti di discussione e delibera agiscono su esplicito mandato dell’intero Parlamento. Per contro una democrazia diretta non è in grado di delegare e affidare mandati: l’unica azione di cui è capace e votare i programmi stilati dai singoli partiti; né è pensabile che ogni cittadino partecipi alla stesura di questi programmi, cioè che ogni cittadino sia organicamente membro di un partito. Questo non accadeva infatti neppure sotto il fascismo, nonostante la maggioranza dei cittadini avesse in tasca la tessera del Pnf.

L’idea che sia possibile una democrazia non rappresentativa, nella quale il cittadino non delega il parlamentare a rappresentarlo è, molto semplicemente, un imbroglio caro a Beppe Grillo e ai Casaleggio, perché implica che ogni cittadino sia attivamente un decisore politico e un legislatore, nel suo tempo libero: cioè che l’attività legislativa si possa fare a casa in un’oretta o due tra la fine dell’orario lavorativo e la cena. Invece l’attività legislativa richiede un impegno professionale, da svolgersi a tempo pieno.

L’idea di Beppe Grillo che una massaia che gestisce la spesa domestica sia in grado di gestire allo stesso modo il bilancio dello Stato, cioè che la politica non richieda competenza, impegno e professionalità non è solo falsa: è eversiva perché la massaia, oltre a non avere le competenze necessarie è facilmente influenzabile da chi, senza apparire pubblicamente, queste competenze le ha o pretende di averle. E questo accadrebbe anche utilizzando strumenti web meglio controllati democraticamente della piattaforma Rousseau.

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Vitalizi, Casellati: “Nessuna preclusione o difesa dei privilegi, ma serve certezza”

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