La missione europea Sophia cambierà, ma nel frattempo i porti italiani resteranno aperti per le navi che vi prendono parte per lo sbarco dei migranti. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero, in missione a Berlino, ha chiarito così che l’Italia non si tira indietro sulla prima accoglienza ai profughi: un’ulteriore apertura verso i partner Ue, in attesa che martedì la Commissione presenti la sua proposta sugli sbarchi ed i centri controllati, con cui possibilmente avviare un percorso di reale condivisione.

La modifica delle regole è stata tra le questioni principali poste dal premier Giuseppe Conte in una lettera inviata ai vertici di Bruxelles per uscire dall’isolamento nella gestione dei sbarchi dal Nord Africa. La missione, nata nel 2015 per contrastare le attività dei trafficanti di esseri umani, prevede che tutti i migranti soccorsi dalle navi europee vengano sbarcati in Italia. Per Roma questa situazione non è più sostenibile, ma nei giorni scorsi dall’Ue sono arrivati segnali d’apertura alla possibilità di una revisione strategica della missione entro poche settimane.

Moavero, dopo aver incontrato il collega tedesco Heiko Maas a Berlino, oggi ha assicurato che la modifica di Sophia ci sarà nei tempi previsti. Non si passerà ad una “nuova operazione” ma ci saranno “nuove regole” che arriveranno tra “qualche settimana“, con l’obiettivo di “porre fine allo sbarco delle persone salvate in un unico Paese”. Nel frattempo, comunque, “l’Italia garantirà l’approdo nei propri porti di tutte le persone salvate” dalle navi militari della missione, ha aggiunto Moavero. Di fatto lanciando un nuovo messaggio ai partner Ue, finora poco ricettivi, che il nostro governo si aspetta delle contropartite per questo ulteriore sforzo.

In quest’ottica, un’altra partita chiave per l’Italia riguarda la questione dei centri di sbarco. Su questo tema la Commissione domani presenterà una proposta per dare corpo alle conclusioni dell’ultimo Consiglio, in cui si sollecita una condivisione tra tutti i partner nell’accoglienza dei migranti, seppur su base volontaria. A Bruxelles, a quanto si apprende, si è lavorato all’ipotesi di creare centri controllati negli stati membri, finanziati dall’Ue, dove effettuare le registrazioni dei profughi, ma anche piattaforme di sbarco nei Paesi terzi. E poi ancora un meccanismo di incentivi in base al numero dei migranti accolti. La Commissione, inoltre, si assumerebbe un ruolo di coordinamento nella redistribuzione dei migranti, sul modello Pozzallo (i 450 sbarcati in Sicilia la settimana scorsa e accolti in 6 paesi): proprio quella sorta di “cellula di crisi” invocata dal premier Conte in uno dei passaggi della lettera inviata ai presidenti Juncker e Tusk.

Il testo della Commissione sarà sul tavolo della riunione degli ambasciatori dei 28 (Coreper) mercoledì prossimo. Si tratterà di indicazioni e non di regole sulle quali gli Stati membri si confronteranno. Anche in questo caso la battaglia sarà dura perché in molti, non solo i falchi dei Visegrad, ritengono che la questione migratoria rimanga un affare di competenza esclusiva dei loro vicini meridionali.

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