Gli italiani non si fidano più dei social e non sono in grado di distinguere sul web una bufala da una notizia affidabile: a dirlo è oltre l’87% delle persone intervistate nel rapporto Infosfera, realizzato dal gruppo di ricerca sui mezzi di comunicazione di massa dell’Università Suor Orsola Benincasa, guidato da Umberto Costantini, docente di Teoria e tecniche delle analisi di mercato, ed Eugenio Iorio, docente di Social media marketing. La ricerca sull’universo mediatico italiano, giunta alla sua seconda edizione, ha coinvolto un campione d’indagine superiore ai 1500 cittadini italiani, raccogliendo i dati sulla percezione del sistema mediatico, con particolare attenzione al livello di credibilità, fiducia e influenza delle fonti di informazione.

Il 78% degli italiani poi, non sa distinguere né una pagina Facebook né un sito web che diffonde bufale. Nonostante questo però, l’87,76% ritiene che l’informazione che circola in rete sia professionale e attendibile. Non solo, sono molte le contraddizioni emerse. Per l’87,24% degli italiani i social network non offrono più opportunità di apprendere notizie credibili: eppure per il 96,61% il sistema di informazione non è la dimostrazione che la democrazia italiana è in salute e per il 98,75% non è la dimostrazione che la democrazia italiana è debole. Non viene quindi messo in relazione lo stato del sistema di informazione con la qualità della democrazia e, di conseguenza, con il concetto di libertà di informazione che anzi viene percepita positivamente dalla supposta libertà garantita dalla rete. A riprova di ciò, per il 77,30% le fake news non indeboliscono la democrazia. Il 79,93% degli italiani ritiene infine di essere in grado di trovare facilmente le notizie di cui ha bisogno e tende a fare un largo uso di free media piuttosto che di media a pagamento.

I dati mostrano anche l’assoluta dipendenza degli italiani dal web. Il 95% del campione utilizza quotidianamente internet, quasi il 70% lo fa per più di tre ore al giorno e il 32% per più di cinque ore: la metà di questi tempi è impiegata sui social network. I social media e i dispositivi digitali stanno ormai rimodulando le facoltà mentali dell’individuo, il pensiero profondo, l’attenzione e la memoria. Il 69,34% degli italiani registra e memorizza le informazioni di cui ha bisogno sul telefono. Crescono così i malanni da “overdose di web“: stati d’ansia (8,68%), insonnia (16,84%), confusione e frustrazione (6,38%), dolori di stomaco e mal di testa (8,36%) e dimenticanze (9,93%).

“È innegabile che si tratti di dati inquietanti – ha spiegato Eugenio Iorio – perché in un’infosfera così configurata i cittadini/utenti, sprovvisti dei più elementari strumenti di analisi e di critica della realtà e privi di qualsiasi strumento di difesa, tendono ad avere una visione distorta della realtà, una visione sempre più prossima a quella desiderata dai manipolatori delle loro capacità cognitive”. Da questo punto di vista diventa fondamentale il ruolo della formazione delle nuove generazione come ha evidenziato il commissario Agcom Mario Morcellini spiegando che “il quadro negativo emerso dal rapporto Infosfera lancia un forte allarme al quale possono e debbono rispondere le scuole e le università impegnandosi nella formazione di una coscienza critica nei giovani che sia più preparata al bombardamento mediatico a cui oggi si viene sottoposti in maniera indiscriminata e incontrollata”.

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