L’imbarazzo si può solo immaginare scorrendo i nomi. Fior di professori di diritto amministrativo, ordinari di tributario e rettori vari ed illustri. In 79 hanno ricevuto il verbale del Consorzio interuniversitario Cineca che li ha come consiglieri nel quale, alla fine, si butta la spugna con la maschera: sì, il gigante dell’Informatica di Stato  ha evaso le tasse per anni, almeno cinque, dal 2011 al 2015. E ancora sì, dopo improbabili tentativi di resistere e cavillare, ha deciso di deporre l’arma dei ricorsi e di pagare 25 milioni di euro al Fisco, un altro pezzo dello Stato che – bontà sua –applica all’ente dei prof distratti uno sconto più che generoso: il 53% in meno rispetto ai 54 milioni della richiesta tributaria. La sottoscrizione dell’accordo dovrebbe essere perfezionata entro pochi giorni.

Il 28 giugno scorso l’assemblea del consorzio che fornisce servizi per il supercalcolo a università e grandi aziende ha optato per questo epilogo della vicenda raccontata in solitaria dal fattoquotidiano.it . Soluzione certo conveniente dal punto di vista contabile e delle responsabilità di danno erariale, molto meno edificante per l’immagine di una società di servizi che iè controllata e finanziata direttamente dal Miur, gestisce la parte informatica dei concorsi pubblici di mezza Italia, eroga servizi di segreteria alle università. Tal che strisciando le tessere elettroniche agli studenti di giurisprudenza di tutta Italia appare il logo del colosso i cui amministratori e contabili, per anni, hanno studiato e praticato l’arte di eludere l’Iva, Ires e Irap. La scienza di non emettere fatture, dichiarando le operazioni non imponibili perché “prestazione esenti”. L’ingegneria contabile necessaria a detrarre indebitamente le imposte sugli acquisti. Mettendo a frutto così le materie impartite loro nei 70 atenei consorziati. Sempre sotto il naso di esimi accademici, rettori e prorettori.

A Casalecchio di Reno, sede di Cineca, forse tireranno un sollievo. E’ andata, chiuso: si paga e via il dente. Tanto sono soldi pubblici, non dei singoli componenti degli organi e rappresentanti dell’ente. Riguardo ai profili di danno erariale che potrebbero ricadere sugli amministratori di Cineca è stata poi la stessa Avvocatura dello Stato, in un attesissimo parere, a calcolare rischio e convenienza: “Si rileva che la fattispecie in esame, vista anche la particolare convenienza economica dell’accordo, appare connotata da elementi idonei ad escludere la sussistenza della colpa grave in capo ai funzionari suddetti”. Insomma la manleva che mancava per spingere il bottone che spalanca il forziere.

Ma ecco un nuovo colpo di scena. Relazione dei Revisori del 13 giugno scorso, pagina tre. Poche righe rischiano di rovinare le vacanze e i sonni a molti professori. Si parla dell’accantonamento necessario a far fronte all’esborso dei 25 milioni oggetto di conciliazione stragiudiziale col Fisco. “Il Collegio ritiene di dover evidenziare alcune cose”, si legge nel documento tra cui il rischio “che l’accantonamento a fronte del rischio che una parte dei contributi MIUR possano non risultare esigibili in quanto non rendicontati sulla base dei costi effettivamente sostenuti”. Che è come dire che in Cineca, forse, la Guardia di Finanza ha da effettuare ulteriori accertamenti.

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