È stata distrutta la targhetta commemorativa dedicata a Gina Galeotti Bianchi, la partigiana “Lia” alla quale è intestato dal 19 novembre 2005 il giardino di via Hermada in zona Niguarda a Milano. “La prima caduta dell’insurrezione a Milano contro i nazifascisti” come ha avuto modo di ricordare l’Anpi in queste ultime ore e che ora chiede alle pubbliche autorità immediati interventi affinché vengano puniti i responsabili di questo gesto.

La distruzione della targhetta è per l’associazione Anpi una chiara provocazione di stampo neofascista che “offende la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per la libertà di tutti noi”, una distruzione volta a ledere il solido e sentito passato antifascista di questo quartiere milanese. La denuncia è arrivata nelle scorse ore dal segretario metropolitano del Pd milanese, Pietro Bussolati. Il gesto vandalico è stato condannato da tutte le forze politiche: “Per noi è un simbolo. Le autorità inquirenti indaghino, Milano non sia indifferente. Nessun dorma” ha dichiarato al riguardo il  deputato dem Emanuele Fiano.

Gina Galeotti Bianchi partecipò ai moti insurrezionali in zona Niguarda dedicandosi in particolar modo all’assistenza delle famiglie delle vittime della lotta di liberazione, il 24 aprile 1945 si trovava proprio a Niguarda quando uscì assieme alla compagna Stellina Vecchio per portare ai partigiani l’ordine immediato di insurrezione, ma il messaggio non fece in tempo ad arrivare: la donna venne infatti intercettata mentre era in bicicletta da un camion carico di soldati tedeschi in fuga che la colpirono con una raffica di mitra. La partigiana trentaduenne era incinta e aveva appena riferito all’amica di essere contenta perché “il nostro bambino nascerà in un paese libero”.

MANI PULITE 25 ANNI DOPO

di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ Acquista
Articolo Precedente

Ivrea patrimonio dell’Unesco, no grazie. Olivetti era un’azienda viva, non un monumento

next
Articolo Successivo

Livorno, salva madre e figlia dopo esplosione. Nogarin: “Cittadinanza”. Lui: “Non chiedo nulla, mi basta quel grazie”

next