Il Partito Democratico? “Non esiste più in gran parte del Paese, dobbiamo ricostruirlo”. E in quelle zone dove ancora c’è? “Sarebbe meglio non esistesse, soprattutto in molte realtà del Mezzogiorno“. E fino a quando non ci sarà il partito “dobbiamo farlo noi, il partito”. L’ex ministro della Giustizia e leader della minoranza, Andrea Orlando, certifica lo stato comatoso del partito dopo le elezioni del 4 marzo e dà un giudizio tranchant sulla salute dei dem. Mentre nel partito la compattezza appare lontana con litigi social di Carlo Calenda che accusa Francesco Boccia di avere “disturbi della personalità” e Anna Ascani che se le suona di santa ragione con Francesco Nicodemo tra accuse di “incoerenza” e “dillo agli amici tuoi”.

“Dobbiamo rompere gli indugi, avere meno carattere ideologico e prendere l’iniziativa. Abbiamo bisogno di quadri politici che vanno a ricostruire pezzi di società – ha detto Orlando – Non risolveremo la crisi del Partito democratico con patti sindacali ma solo se siamo in grado noi di porre l’iniziativa politica”. Per questo, spiega l’ex ministro, “abbiamo l’esigenza di aprire una fase radicalmente nuova e dobbiamo dire cambiamo le regole e andiamo subito a congresso, perché non possiamo stare in una posizione di limbo dove non si capisce chi detta la linea. Rischiamo di perdere ancora più voti”.

Parole che più tardi il leader della minoranza ha precisato spiegando che se “estrapolate dal contesto possono apparire fuorvianti e offensive per la comunità del Pd”, che è “una forza fondamentale per la democrazia italiana, ma purtroppo in alcune realtà è molto al di sotto delle aspettative“. Alcune distorsioni che “vanno rapidamente superate – ha aggiunto – impediscono al nostro partito di svolgere questo compito che da subito deve essere di guida dell’opposizione a livello nazionale e di forza di governo locale in tutte le realtà in cui è impegnato nelle prossime elezioni amministrative”.

Quando gli è stato chiesto se il Pd di Renzi non esiste più, Orlando ha risposto che “quella di Renzi è stata una stagione politica della quale abbiamo fatto tutti parte, che però a mio avviso è sopravvissuta oltre il quadro generale – ha concluso – È la terza via di Blair, che nel nostro Paese è arrivata tardi quando non aveva più senso”. Ora, quindi, ha spiegato è necessario capire “come far partecipare i cittadini e la nostra base a una discussione politica e come si arriva a un cambio di classe dirigente e di leadership”. Poi una postilla sul ruolo dei vari Prodi e Veltroni, che prima e dopo il voto hanno più volte parlato dello stato dei dem: “Bene gli appelli dei padri nobili ma non facciamo di loro i riferimenti per il futuro – ha concluso – Quando diciamo di aprire una nuova fase non vuol dire tornare ad una fase precedente”.

Mentre Orlando parla da Milano, sui social volano gli stracci tra big del partito. Calenda – che da settimane litiga con Boccia sull’Ilva – poche ore fa ha twittato: “Disturbi della personalità di Boccia che vuole confronto con me su Ilva. Francesco sei del PD! Devi chiederlo a Di Maio il confronto! Alle brutte Salvini. Falla finita. Di buffoni in giro ce ne sono già troppi. E Ilva è questione troppo seria per vostre battaglie interne al Pd”. Immediata la risposta del deputato barese: “Trasparenza, si chiama trasparenza e non fare il bullo con me perché non attacca. Luigi Di Maio dovrà tenere aperta Ilva perché è giusto così. Ma nel Pd dobbiamo ripartire da una posizione unica e tu devi chiarire molte cose tra Taranto, Piombino e Bxl. A presto”. Ma l’ex ministro dello Sviluppo Economico vuole l’ultima parola: “Basta! mi sono stancato di polemiche pubbliche interne al PD. Questa è l’ultima risposta che ti do. Su Ilva ho chiarito tutto fino all’esaurimento in ogni sede. Se vuoi altre risposte chiamami. Confronti li faccio con gli avversari. Quando finalmente ti iscriverai ai 5S ripassa”.

Il botta e risposta tra i due arriva a poche ore da un’altra polemica social, quella tra l’ex consigliere di Palazzo Chigi e responsabile della Comunicazione Pd, Francesco Nicodemo, e la deputata Anna Ascani, nata attorno a un tweet del primo: “Mi chiedo, e spiegatelo come se avessi 6 anni, perché il principale partito di opposizione che fino a una settimana fa esprimeva il premier – scriveva venerdì su Twitter – rilancia la polemica sull’aereo di Stato preso da Conte? Grazie anticipate”. La Ascani – che era stata tra le prime ad alzare il polverone – non ci sta: “Io invece mi chiedo perché Tu con un ministro dell’Interno che minaccia leggi speciali contro i rom e che dice “è finita la pacchia” rivolto a gente che vive in baracche di fortuna quando non è morta in mare, stai ancora, tutti i giorni che Dio manda in terra, a criticare il Pd“. Da quel momento, piovono anche inviti a “fare meno” e “dillo agli amici tuoi” e accuse di “tradimento” respinte: “Ti ho solo dato dell’incoerente”, dice la Ascani che poi si è scusata per la rissa virtuale.

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