“Il messaggio politico è chiaro: l’Italia deve continuare a ridurre il suo debito, che è il secondo più altro dopo quello della Grecia, rispetto al pil. Quello che raccomandiamo all’Italia è di continuare a ridurre il deficit e il debito e concretamente per il 2019 raccomandiamo un aggiustamento strutturale di 0,6%“. Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha riassunto così i giudizi contenuti nel “pacchetto di primavera” diffuso mercoledì 23 maggio dall’esecutivo comunitario. Che ha dato il via libera al bilancio 2017 ma ha messo sotto la lente quello 2018, anno nel quale Bruxelles si aspettava una correzione pari allo 0,3% del pil – pari a oltre 5 miliardi di euro – che non c’è stata.

E ora il conto sale: per la Commissione il prossimo autunno servirebbe una manovra pari appunto allo 0,6% del pil, ovvero 10,2 miliardi di euro. Tuttavia, alla domanda questo si traduca in una immediata richiesta di interventi da parte del governo italiano, il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha risposto: che non è questo il caso: “Rispondere adesso in modo burocratico non ha senso perché è in corso il processo di formazione del governo in Italia, le cifre sono là e parleremo con il governo al momento giusto, dialogheremo in modo estremamente costruttivo“. “L’esperienza che abbiamo è che dobbiamo rispettare la legittimità e i tempi democratici” e quindi “la Commissione non può e non deve pronunciarsi su annunci ma deve basarsi sull’attività legislativa” del futuro esecutivo. La situazione verrà peraltro “riesaminata” sulla base dei “dati ex post del 2018 che saranno notificati nella primavera del 2019”. Il giudizio definitivo slitta dunque all’anno prossimo. Tuttavia ci sono “sfide ben note che aspettano risposta”, ha ricordato il commissario. In particolare risolvere la questione del “debito è importante per l’avvenire dell’Italia e dei cittadini italiani, e questo necessita di risposte credibili” a cui “come amici e innamorati dell’Italia dobbiamo prestare attenzione”.

Bilancio 2017 “ampiamente in linea”. Quello 2018 “inadeguato” – In concreto la Penisola scampa la procedura per debito eccessivo sul 2017 grazie alla crescita più ampia del previsto, che ha ridotto la deviazione dei conti pubblici giudicati per questo “ampiamente in linea” con le regole. Ma i riflettori si spostano sul 2018. Nel Documento di economia e finanza scritto dall’esecutivo uscente, che si è limitato a compilarne la parte tendenziale, non è ovviamente prevista alcuna manovra. Spetterà al prossimo governo, in autunno, decidere se mettere in campo l’aggiustamento richiesto dalla Ue, che giudica “inadeguato” lo sforzo sui conti pubblici previsto dall’ultima legge di Bilancio firmata da Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan. Con il peggioramento del saldo strutturale di un ulteriore 0,3% nel 2019, la deviazione dall’obiettivo di risanamento concordato si è allargata infatti allo 0,6%, l’equivalente di 10,2 miliardi di euro. Ma i commissari, pur sottolineando il rischio di ‘violazione significativa’ del Patto di stabilità, hanno deciso di rinviare ancora una volta il giudizio definitivo, aspettando prima di tutto il Def aggiornato con la parte programmatica dal prossimo governo. E poi i dati consolidati del 2018 che arriveranno soltanto a primavera 2019.

“Ridurre sofferenze bancarie e attuare riforma delle politiche attive” – Le altre raccomandazioni riguardano come sempre riforme e vari capitoli della spesa pubblica. Al prossimo governo si chiede tra l’altro di mantenere il ritmo di riduzione dell’alto stock di sofferenze bancarie e attuare la riforma delle politiche attive del lavoro. C’è poi l’esigenza, sottolinea la Commissione, di spostare il carico fiscale dal lavoro, anche riducendo le tax expenditure e riformando il catasto, rafforzare la lotta all’economia sommersa anche rafforzando l’utilizzo obbligatorio dei pagamenti elettronici e riducendo la soglia per quelli in contanti.

“Tagliare le pensioni alte non coperte da contributi” – Per ridurre la spesa pensionistica, che è tra le più alte dell’Ue, e creare spazio per altra spesa sociale, il suggerimento è di tagliare gli assegni alti e non coperti dai contributi. “Rispettando i principi di equità e di proporzionalità considerevoli risparmi potrebbero essere conseguiti intervenendo sulle pensioni elevate, a fronte delle quali non sono stati versati contributi equivalenti“, cioè le cosiddette ‘pensioni d’oro’ calcolate con il metodo retributivo. Un intervento simile è previsto nel contratto di governo Lega-M5s, ma riguarda solo le pensioni sopra i 5mila euro netti mensili e secondo l’Osservatorio sui conti pubblici frutterebbe non più di un centinaio di milioni di euro.

“Diminuire durata processi e reprimere corruzione” – C’è poi la richiesta di ridurre la durata dei processi civili attuando la semplificazione delle procedure, comprese quelle già in discussione, puntare ad una più efficace prevenzione e repressione della corruzione riducendo la durata dei processi penali e attuando il nuovo quadro anti-corruzione, assicurare l’attuazione della riforma della pubblica amministrazione e aumentare l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali.

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