Una prova di forza, salvo improbabili intese a un minuto dalla conta. Parte così, l’assemblea nazionale del Pd. Le trattative tra le varie correnti dem continueranno, ma sembra lontana una stretta di mano tra Matteo Renzi e le altri componenti che sono intenzionate a chiedere di votare Maurizio Martina come segretario. Uno scenario, quello dell’investitura ufficiale dell’attuale reggente, che ai renziani non piace. C’è un solo minimo comun denominatore: il congresso va svolto entro l’anno. Per il resto, è un tutti contro Renzi. Che però di mollare non ne vuol sentir parlare: niente voto, nessun mandato pieno all’attuale reggente. Così dopo il ritrovo alle 9, le registrazioni aperte fino alle 10.30 e poi sarà dibattito.

Duro, perché dall’altra parte i messaggi sono chiari e univoci da parte di tutte le correnti: questa volta non si passa. “Non si può continuare con unanimismo di facciata, occorre dare un segnale inequivocabile di discontinuità politica e del gruppo dirigente – è il riassunto dell’area di Andrea Orlando – Se Renzi prova a nascondersi dietro un nuovo rinvio dell’elezione di un segretario e dell’indizione del congresso entro l’anno non ci sarà appello unitario che tenga, noi voteremo contro“. Messaggio limpido anche da Area Dem di Michele Emiliano: “Se domani ci sarà un’ulteriore chiusura di Renzi, anche sulla proposta avanzata da Fassino a nome di tutta l’area Martina, allora si voterà sui candidati”. Fassino e l’area del reggente, appunto: “Un esito unitario è possibile se si compiono tre scelte”, dicono. Oltre al “profilo di intransigente opposizione” e alla “manifestazione di coesione”, la terza è l’unica che conta davvero, quella che farà la differenza: “Confermare Maurizio Martina nell’incarico di reggente, conferendogli un mandato politico forte“.

Ma intanto l’accordo non c’è e questo, tra l’altro, lascia immutato il programma delineando una scaletta dell’assemblea che rischia di complicare ulteriormente i piani. Il dibattito verrà aperto Renzi, che era disposto a non intervenire nel caso in cui si fosse evitata l’elezione del segretario. L’ex premier motiverà la propria decisione di dimettersi dopo il tracollo nelle urne il 4 marzo e potrebbe essere un discorso molto “renziano”, duro, fatto di messaggi subliminali e rivendicazioni. Il discorso varierà di tono a secondo di come le varie anime dem si accorderanno sul secondo punto all’ordine del giorno, vale a dire “adempimenti statutari”. E il barometro vira sempre più verso “temporale”. Lo statuto, infatti, in caso di dimissioni del segretario prevede o l’immediata convocazione del congresso, che partirebbe subito per concludersi con le primarie tra settembre e ottobre, oppure l’elezione di un nuovo segretario. Renzi spinge per la prima soluzione, tutti gli altri tifano Martina.

Il reggente ha annunciato mercoledì la propria candidatura con l’impegno però di indire il congresso in autunno, così da concluderlo entro l’anno, come chiedono tutte le correnti. L’elezione darebbe al ministro uscente dell’Agricoltura l’autorevolezza di un segretario eletto in caso di ulteriore proseguimento della crisi di governo e in tutte le altre interlocuzioni istituzionali. Ed è per questo che le componenti che fanno capo a Franceschini, Orlando, Emiliano ed anche autorevoli dirigenti come Nicola Zingaretti o Goffredo Bettini hanno appoggiato la candidatura di Martina e domani vogliono un voto.

Tra i motivi che spingono le varie anime alla conta, in particolar modo l’area di Franceschini, c’è la convinzione che, alla luce della sconfitta elettorale e delle dimissioni dell’ex segretario, gli equilibri siano cambiati e l’area di Renzi non abbiamo più tra le mani il 70 per cento del partito, ma al massimo supererà di poco la maggioranza. Un modo, se le previsioni del ministro uscente fossero confermate, per riequilibrare la forza contrattuale dell’ex segretario. Dimostrata più volte anche dopo le dimissioni, ad iniziare dall’aver mandato gambe all’aria l’idea di Martina di provare a intavolare una discussione con il M5s attorno a un programma comune di governo.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Governo, Di Maio: “Sul contratto un plebiscito degli iscritti. Ora avanti coi diritti sociali distrutti dalla sinistra”

next
Articolo Successivo

M5s-Lega, Di Maio: “Mps? Ce ne occuperemo, ma senza shock e senza nessun tipo di preoccupazione”

next