Gli operatori dei bus turistici sono pronti alla serrata continuata sulla città di Roma. Salvo sorprese dell’ultimo minuto, da giovedì 17 maggio in poi le aziende private con i loro pullman al servizio di turisti, viaggiatori e studenti chiuderanno i battenti a tempo indeterminato, nel tentativo di rovesciare il nuovo regolamento per l’ingresso nel centro storico romano, nonostante la scontata approvazione definitiva in Assemblea capitolina. La serrata potrebbe creare numerosi disagi in servizi come il trasporto da e per gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, il porto di Civitavecchia e le principali stazioni cittadine, oltre ai numerosi scuolabus privati – utilizzati da oltre il 50% degli istituti cittadini – per i quali non sono state pensate deroghe ad hoc.

Il testo voluto dall’assessore alla Mobilità Linda Meleo introduce un aumento di oltre 10 volte sulla tariffa precedente, facendo passare da 2.300 euro a 26.250 euro l’anno il costo per ogni pullman euro 6 che si volesse far entrare giornalmente all’interno del centro storico romano (più o meno delimitato dalle mura aureliane). Non solo. Verrà creata una “Ztl C”, che altro non è che la zona a traffico limitato utilizzata per le automobili, all’interno della quale potranno entrare al massimo 30 torpedoni al giorno e solo per portare i turisti negli alberghi con più di 40 camere.

Va detto che si tratta del secondo regolamento del settore votato nel giro di 5 anni, l’ultimo pensato dalla giunta Marino a cui gli operatori si erano già adeguati rinnovando il proprio parco veicoli. La nuova normativa entrerà in vigore dal 1 gennaio 2019 ed è stata pensata dichiaratamente per limitare l’ingresso dei torpedoni all’interno del centro storico, osteggiato da sempre da numerosi comitati di residenti e ambientalisti. “Con questo nuovo regolamento l’ingresso ai bus turistici nel centro storico non sarà più consentito – afferma senza mezzi termini Meleo – Salvaguardiamo così il patrimonio artistico e architettonico della città. Vogliamo riappropriarci dei nostri monumenti e della vivibilità di luoghi che sono il fulcro della nostra immagine in Italia e nel resto del mondo. Non ci saranno più serpentoni davanti al Colosseo, grazie all’eliminazione dello stallo di San Gregorio, così come sono state tolte le aree di sosta breve all’interno della Ztl Centro Storico”.

D’altra parte gli operatori da tempo lamentano una discriminazione nei loro confronti, visto che alla guerra ai torpedoni finora non ha corrisposto un’altrettanto forte stretta nei confronti degli ncc tradizionali che utilizzano automobili o van più piccole “ma più inquinanti”. “Gli esperti – afferma Massimo Cenciotti, segretario generale dellEmet Bus, citando uno studio dell’Università Sapienza di Roma – dimostrano che non sono i veicoli di trasporti collettivo ad incidere sulle emissioni dei gas inquinanti e sull’usura del manto stradale” e che “l’autobus è la modalità di trasporti più ecologica, 12 grammi al chilometro di emissioni di NOx contro i 35 g/km delle vetture”. Inoltre, lo stesso regolamento non cita i cosiddetti “bus scoperti”, liberi di girare per la città”.

Sul piede di guerra non ci sono soltanto i gestori dei pullman a noleggio, diretti interessati dal regolamento, bensì tutto il comparto turistico capitolino. “Il turismo romano – sostiene Giuseppe Canfora, vicepresidente dell’Ente Bilaterale del Turismo del Lazio – è in gran parte religioso ed anziano, dunque è fatto sostanzialmente di comitive che si recano in Vaticano e a cui piace essere accompagnati in hotel e al ristorante. Inoltre, il clima molto caldo per 4 mesi l’anno si presta poco alle grandi camminate e alle disastrose metropolitane cittadine. Prevedo problemi per questo settore, specie perché non gli viene dato tempo di adeguarsi”. Nel frattempo, l’Anav (Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori), organo di Confindustria, ha già pronto il ricorso da presentare al Tar. “Abbiamo ravvisato diversi profili di illegittimità – spiega a IlFattoQuotidiano.it il direttore generale Tullio Tulli – e non riguarda soltanto le tariffe. Oltre al tribunale amministrativo ricorreremo anche a quello civile per chiedere un risarcimento danni cospicuo alle migliaia di operatori che usciranno con le ossa rotte da questo provvedimento”.

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