Che l’Italia fosse un Paese malato era noto da tempo. Nel caso avessimo avuto bisogno di una conferma, questa è arrivata martedì scorso con lo sciopero dei controllori di volo che ha causato la cancellazione di oltre 900 voli e disagi a più di centomila passeggeri. La protesta, organizzata dalla Filt-Cgil, Uil Trasporti e Unica, dalle 10 alle 18 si è intersecata con lo sciopero indetto da Fit-Cisl e Ugl-Ta programmato dalle 13 alle 17: con questa organizzazione è sembrata più una prova di forza sulla rappresentatività tra i sindacati che non uno sciopero per il rinnovo del contratto nazionale scaduto da due anni (motivazione ufficiale).

Con un traffico di rotta in aumento del 4% nel 2017, un utile netto record di 101,5 milioni di euro e investimenti per 650 milioni nei prossimi 5 anni, è difficile pensare che non ci siano le risorse per il rinnovo contrattuale dell’azienda, quotata in borsa e controllata al 53% dal Ministero dell’Economia. Ed è difficile trovare motivazioni che non siano corporative, per uno sciopero in un’azienda ricca, monopolista, poco efficiente e poco responsabile, che proviene da una consolidata tradizione corporativa.

La paralisi del trasporto aereo si sarebbe potuta evitare se la voce dell’azionista di maggioranza, il MEF, si fosse fatta sentire sia con i manager dell’Anav che con i rappresentati dei lavoratori. E’ a tutti noto l’ottimo trattamento normativo-salariale di una delle categorie meglio retribuite del Paese, motivo per cui questo sciopero va ricondotto in un contesto di gestione politico-consociativa, che nulla ha a che fare con il mercato e l’interesse dei consumatori. Quest’atteggiamento ha finito per far passare come “angioletto” la Ryanair che, nella giornata protesta, ha incoraggiato i viaggiatori a firmare una petizione online proprio contro gli scioperi dei controllori di volo. Si tratta della petizione ‘Keep Europe’s Skies Open’, lanciata da Airlines for Europe (A4E), associazione nata due anni fa che riunisce cinque tra le maggiori compagnie europee: Air France KLM, EasyJet, Iag, Lufthansa e Ryanair, e che spera, tramite la richiesta collettiva, di spingere le autorità europee a “impedire che i viaggiatori vengano bloccati dai sindacati dei controllori del traffico aereo”.

Insomma quella di martedì è stata una giornata da “non dimenticare” sicuramente, ma soprattutto da evitare in futuro. L’auspicio adesso è che quello che è successo dia luogo a una autocritica da parte del Ministero dell’Economia e di quello dei Trasporti. Dal 2010, i sindacati dei controllori del traffico aereo hanno causato oltre 200 giorni di stop causando cancellazioni e ritardi per milioni di passeggeri in giro per l’Europa. Come ciliegina sulla torta, mentre tutti, donne, anziani, bambini erano bloccati a terra, il Milan di Gennaro Gattuso è riuscito a partire in pieno sciopero da Malpensa per Fiumicino per la finale di Coppa Italia. Un fulgido esempio di corridoio umanitario.

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Air France non è Alitalia. Perché le rotte delle due compagnie non si incrociano

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