Le donne islamiche che dovranno effettuare una ricostruzione mammaria al seno avranno membrane di origine equina anziché suina. Per ora è solo una proposta nata nel reparto chirurgico dell’ospedale di Lodi, ma se la politica non la fermerà potrebbe diventare un metodo d’intervento. L’idea di non usare più quel tipo di derma per le protesi al seno delle islamiche e di mettere a loro disposizione solo personale femminile, annunciata sul quotidiano locale “Il Cittadino” dal primario di chirurgia plastica Daniele Blandini, ha sollevato una bufera e acceso una polemica che ha travolto i vertici del sanitario e la Regione Lombardia.

La notizia ha fatto sobbalzare sulla poltrona il direttore generale Giuseppe Rossi e l’assessore regionale Giulio Gallera che al FattoQuotidiano.it ammette che esiste una “riflessione” di questo genere da parte del primario ma si affretta a specificare che “la direzione generale non ha mai accettato alcun progetto di quel tipo e mai acquistato protesi con membrane equine anziché suine e tanto meno vi è una riorganizzazione del reparto che prevede la presenza solo di personale femminile”.

Sul quotidiano lodigiano Blandini che ha incontrato nei mesi scorsi la comunità islamica aveva spiegato: “Abbiamo steso un protocollo per la ricostruzione mammaria alle pazienti di religione islamica. L’esigenza nasce dal fatto che le tecniche ricostruttive più moderne prevedono talvolta, dopo l’asportazione del tumore l’uso di materiali biologici di provenienza suina. Abbiamo fatto delle ricerche per individuare delle aziende che forniscono materiali differenti per andare incontro alle donne di religione islamica. Ne abbiamo trovata una italiana che utilizza con la stessa funzione, il pericardio del cavallo”. Non solo. Secondo quanto scritto dal “Cittadino” Blandini aveva annunciato la possibilità per le donne islamiche di essere seguite da personale medico femminile.

Un’esigenza non certo nata dalla richiesta della comunità islamica di Lodi che conferma l’incontro con il primario ma smentisce richieste di quel genere: “Si è trattato di un’assemblea informativa ma non abbiamo assolutamente parlato di questa proposta. In tutto il mondo – spiega il portavoce della comunità musulmana Abdelrahman Kheder – i medici che curano le donne sono di entrambi i sessi. Non possiamo certo dire alle donne islamiche di farsi curare solo da personale femminile. Non abbiamo formulato alcuna richiesta all’azienda ospedaliera né per quanto riguarda il personale né per le protesi. Il progetto del primario ci fa piacere, per noi è vietato usare qualsiasi materiale derivante dal suino ma se in un ospedale non c’è altro lo dobbiamo accettare. La priorità è la cura e la vita”.

A buttare acqua sul fuoco ci pensa l’assessore regionale Gallera: “Non ho parlato con Blandini, non so a che livello di approfondimento fossero arrivate le riflessioni del primario ma il dato di fatto è che c’era una proposta. Nulla di più. Abbiamo costantemente un’attenzione per mettere a proprio agio il paziente ma se l’obiettivo è di avere un reparto con sole donne evidentemente non ha alcun senso e soprattutto di là della riflessione del primario è rimasto un suo obiettivo personale non dell’azienda. Immagino che la riflessione di Blandini sia nata sulla base delle preferenze delle pazienti che si sono presentate in reparto altrimenti sarebbe ancora più bizzarro”. Ma se Gallera parla di idea il direttore generale Giuseppe Rossi ha ammesso sul “Cittadino” che non c’è alcun protocollo ma si trattava di un “progetto obiettivo” e ha aggiunto: “Blandini può fare come vuole, può mettere anche protesi canine”. In reparto è stato impossibile parlare con qualcuno di questa vicenda. È calato il silenzio stampa e allo studio privato del primario ci hanno risposto che il dottore era impegnato per tutta la giornata e anche nei prossimi giorni. Intanto la senatrice di “Fratelli d’Italia” Daniela Santanchè ha annunciato un’interrogazione alla Camera e al Senato con Giorgia Meloni.

 

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