Tagli del 5% ai fondi per le politiche agricole e di coesione, che potrebbero costare cari all’Italia. Premi ai Paesi che mostrano più solidarietà nell’accoglienza dei migranti e penalizzazioni per quelli più refrattari come Ungheria e Polonia. E maggiori contributi chiesti ai partner, perché la spesa complessiva cresce fino a superare l’1% del pil dell’Unione, 1.279 miliardi di euro. Il presidente Jean Claude Juncker ha ufficializzato mercoledì la proposta della Commissione Ue per far quadrare il bilancio Ue 2021-2027, il primo settennato in cui i Paesi membri si ridurranno da 28 a 27 con l’uscita della Gran Bretagna. Che causerà un buco da circa 10 miliardi l’anno. Francia e Germania hanno subito espresso parere contrario, per motivi diversi. Da Roma il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti rivendica che “grazie alla battaglia che l’Italia ha condotto a difesa delle politiche di coesione, la proposta di bilancio della Commissione ridimensiona al 5% il taglio dei fondi rispetto alle ipotesi iniziali che arrivavano fino al 30%”, ma “non ci basta e insisteremo per mantenere invariate le risorse per la coesione”. Più critici gli eurodeputati: quelli M5s paventano “tagli inaccettabili perché colpiranno principalmente le aree più povere d’Italia”, quelli del Pd si allineano e auspicano che “il futuro governo italiano sia abbastanza autorevole per evitare che a pagare il conto delle nuove priorità siano alcune regioni italiane”.

Più soldi per migranti, ricerca, difesa ed Erasmus – La proposta prevede un aumento di 2,6 volte (da 13 a 33 miliardi di euro) delle risorse per il capitolo migrazioni: con questi fondi sarebbe possibile coprire i costi di 10mila guardie di frontiera entro il 2027 per l’ex Frontex. Salirebbero poi del 40% le risorse per la sicurezza, a quota 4,8 miliardi, e verrebbe creato un Fondo per la difesa da 13 miliardi, mentre gli investimenti necessari per facilitare la mobilità militare nell’Ue saranno coperti da 6,5 miliardi della Connecting Europe Facility. Su di 1,6 volte gli stanziamenti per digitale e ricerca (100 miliardi andrebbero ai programmi Horizon ed Euratom) e di 2,2 volte quelli per il programma Erasmus. L’azione esterna dei servizi oggi gestiti dall’Alto rappresentante Federica Mogherini vedrà accrescere i suoi fondi del 26% per arrivare a 120 miliardi. Mogherini propone inoltre la creazione di un nuovo fondo europeo per la pace da 10,5 miliardi al di fuori del bilancio Ue.

Per aumentare le entrate tassa su imballaggi in plastica non riciclati – Le risorse aggiuntive necessarie per finanziare le nuove priorità – quasi 110 miliardi – verranno ricavate da nuove risorse proprie dell’Ue (80%) e risparmi (20%), per un totale fino a 22 miliardi l’anno. Le nuove fonti di entrate includono una tassa “sull’ammontare dei rifiuti costituiti da imballaggi in plastica non riciclati in ogni Stato membro (0,80 euro al chilo)”, il 20% dei proventi della vendita delle quote di emissioni di C02 e un’aliquota del 3% sulla nuova base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società. In compenso Bruxelles ha deciso di dimezzare l’obolo sui dazi doganali che ogni Stato membro deve versare al bilancio Ue, riducendolo dal 20% al 10%. La Commissione calcola un’incidenza delle nuove risorse proprie di circa 22 miliardi di euro l’anno, corrispondenti a circa il 12% dei ricavi del bilancio, cosa che dovrebbe ridurre i contributi degli Stati nazionali.
Con la Brexit e la fine del ‘rimborso’ che la Gran Bretagna otteneva dall’Unione in quanto beneficiava meno dei fondi agricoli, la Commissione propone inoltre di abolire tutti gli altri sconti concessi ad alcuni dei 27 sul loro contributo al bilancio.

Germania e Francia contrarie – I ministri tedeschi Olaf Scholz (Finanze) e Heiko Maas (Esteri) hanno subito protestato chiedendo all’Europa una “distribuzione equa del peso” dei contributi per il bilancio Ue fra i paesi membri e sottolineando che la proposta della commissione comporterebbe “un rilevante aumento” degli esborsi della Germania. “Noi siamo pronti ad assumere una maggiore responsabilità europea, ma questo deve comportare anche una equa distribuzione del peso fra Paesi membri”, scrivono in una nota. La Francia dal canto suo giudica “inaccettabili” le proposte relative alla Politica agricola comune. Il ministero dell’Agricoltura francese dichiara che “un tale taglio, drastico, massivo e cieco è semplicemente impensabile” e la Francia “non accetterà alcun abbassamento delle entrate dirette per gli agricoltori”.

Nascono due fondi per l’Eurozona – La proposta prevede poi due nuovi fondi per l’eurozona, per un totale di 55 miliardi. Il primo, il Fondo di stabilizzazione degli investimenti, sarà di 30 miliardi ed è destinato ai Paesi colpiti da crisi per aiutarli a mantenere costante il livello di investimenti pubblici tramite prestiti garantiti dal bilancio Ue. Verrà fornita anche assistenza finanziaria allo Stato membro per coprire i pagamenti degli interessi alla scadenza. Secondo la Commissione, prestiti di questo tipo daranno agli Stati Ue “un sostegno finanziario aggiuntivo in un periodo in cui le finanze pubbliche vanno sotto stress e in cui gli investimenti prioritari devono essere mantenuti”. Il secondo fondo, da 25 miliardi, è destinato a fornire sostegno ai Paesi per la realizzazione delle riforme e per assicurare la convergenza per quelli che adotteranno l’euro.

Penalizzazioni per chi non rispetta “lo Stato di diritto” – L’Ue potrà “sospendere, ridurre o limitare” l’accesso ai fondi Ue “in maniera proporzionata alla natura, alla gravità e all’ampiezza delle carenze nel rispetto dello Stato di diritto” da parte degli Stati membri. Tuttavia il meccanismo proposto, promette la Commissione, “non danneggerà i singoli beneficiari dei fondi Ue, dato che questi ultimi non possono essere ritenuti responsabili per il mancato funzionamento dello Stato di diritto nel proprio Paese”. Gli Stati membri continueranno infatti in ogni caso “ad essere obbligati ad attuare i programmi in questione, effettuando pagamenti a favore di studenti in Erasmus, ricercatori, esponenti della società civile e a qualsiasi altro beneficiario”.

Nella ripartizione dei fondi si terrà conto anche della disoccupazione. M5s: “Tagli inaccettabili” – La nota dell’esecutivo Ue spiega che per decidere come ripartire i fondi di coesione non si terrà più conto solo del pil, che pure resterà il criterio principale “perché l’obiettivo della politica di coesione è e resterà aiutare gli Stati che sono indietro economicamente o strutturalmente a raggiungere il resto dell’Ue”. Si terranno in considerazione anche altri fattori “come disoccupazione, cambiamenti climatici e accoglienza degli immigranti saranno presi in considerazione”. Rassicurazioni che non soddisfano i parlamentari europei del Movimento 5 Stelle. La capo delegazione Laura Agea chiede “una reazione forte dell’Italia contro la proposta” in quanto “i tagli alla politica di coesione sono inaccettabili perché colpiranno principalmente le aree più povere d’Italia. Secondo le nostre prime stime si tratta di oltre 3 miliardi di euro di minori risorse investite. Chiediamo che il livello di disoccupazione giovanile sia inserito, oltre al pil, come indicatore principale per quantificare l’assegnazione dei fondi europei”.

Più sfumata la dichiarazione della capodelegazione degli eurodeputati Pd, Patrizia Toia, secondo cui la proposta “è insufficiente per superare le sfide che abbiamo di fronte, a partire dalla disoccupazione e dalla coesione sociale”, perché “non si può pensare di costruire l’Europa del futuro tagliando i fondi di coesione, che passano da circa il 34% al 29%, e quelli sull’agricoltura. Dopo che l’anno scorso tutti i leader hanno sottoscritto la Dichiarazione di Roma e hanno approvato il Pilastro europeo per i diritti sociali serviva più impegno sulla coesione, non più tagli. Il dilagare del populismo dovrebbe averci insegnato che non si va da nessuna parte lasciando indietro una parte dei cittadini europei”. “Auspico”, scrive Toia, “che il futuro governo italiano sia abbastanza autorevole per evitare che a pagare il conto delle nuove priorità siano alcune regioni italiane”.

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