di Pia Starace

Come se non bastasse, dopo i renziani, i franceschiniani, gli orlandiani, i cuperliani, i martiniani e altre correnti che attualmente scorrono allagando il povero stagnante Partito democratico, ora c’è pure l’”onda anomala” delle donne dem che hanno lanciato con forza la petizione #TowandaDem, ispirata all’urlo della regina africana Towanda per il cambiamento (il cui senso originario è lo scardinamento di ogni forma di oppressione sociale) reso poi famoso dal film Pomodori verdi fritti.

La denominazione scelta, a mio avviso, è alquanto infelice, considerata la scarsa intuitività e immediatezza del senso. Quanti sanno cosa significa questo termine e a cosa si richiama? Inoltre l’urlo Towanda reca in sé un carico di disperazione e di ribellione parecchio importante. Insomma, quanto incavolate sono queste donne che stanno facendo rumore per rivendicare la loro considerazione nelle politiche maschiliste del Pd renziano? Basta leggere la petizione.

Si parte dalla constatazione del vergognoso superamento del Pd, chiuso e trincerato in delegazioni e trattative di soli uomini, da parte del M5s e della Destra, in fatto di rappresentanza femminile nelle istituzioni. Poi si va avanti a rimarcare il tradimento della fiducia delle donne Pd, attuato dal gruppo dirigente in occasione di queste elezioni nella scelta delle candidature e delle relative modalità, cioè “pluricandidature di sole otto donne per escludere 39 candidate e favorire l’elezione di altrettanti uomini” (così si legge); scelta definita cinica, incagliatasi poi nella batosta elettorale! Segue un’elencazione dell’opera alacre (spesso inascoltata) svolta in Parlamento dalle donne per realizzare un superamento delle disparità di genere nella società, nel lavoro, in ambito amministrativo-politico, a favore del supporto familiare e della libertà femminile.

Si tratta di una recriminazione vera e propria nella forma di un rimprovero aspro alla condotta del gruppo dirigente, cioè a Matteo Renzi col suo giglio magico. Sono incavolate nere! Certamente è un’ulteriore spina nel fianco del Pd, dalla quale si deducono (ancora una volta e di più) le vere dinamiche sottese alla selezione delle candidature pre-disfatta del 4 marzo, incentivate da questa bella legge elettorale a firma Ettore Rosato. Per giunta mette in evidenza la disastrosa frantumazione interna, di cui sarà un’impresa titanica raccogliere i cocci per tentare di ricostruire una identità.

Tuttavia, care donne dem che siete sul piede di guerra, mi sento di dire che non si tratta di una questione riconducibile ad una rivendicazione di genere. La lettura è più banale e riguarda le singole persone e la loro contiguità con Renzi il quale – senza una dolosa volontà di discriminare le donne – ha semplicemente scelto i suoi sodali, per lo più (di fatto) maschi. Basti pensare alla protettissima Maria Elena Boschi – che si è guardata bene dal firmare la vostra accorata petizione -, addirittura sottosegretaria alle Pari opportunità, salvata in un modo vagamente sospetto da una candidatura blindatissima a Bolzano, terra con cui notoriamente i legami sono viscerali avendovi trascorso qualche piacevole soggiorno vacanziero.

Proprio lei, sempre pronta in ogni comunicazione pubblica, a sfoderare inopportunamente l’argomento “sono donna e quindi mi trattano male”, di fronte ad attacchi sulla sua discutibilissima condotta politica rispetto a cui faceva fatica a difendersi, in particolare sulla vicenda Banca Etruria. Lei ora è in parlamento e vi rappresenta tutte. E pensate a quanto sta accadendo ora. Renzi comanda dietro le quinte, serra le fila, esercita il suo controllo sui fedelissimi, si è garantito i numeri e spadroneggia impunemente. Insomma, la selezione dei nominati fatta in occasione della recente tornata elettorale è stata servente solo alla irriducibilità di Renzi! Altro che questione di genere!

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