Andrea Nahles è stata eletta presidente dei socialdemocratici tedeschi con il 66,35% dei consensi. È la prima donna che raggiunge questo incarico nell’Spd. “La solidarietà è quello che più manca in questa società neoliberale globalizzata. Siamo onesti, questo vale anche per l’Spd”. Queste le parole pronunciate pochi minuti prima dalla neo-segretaria nel suo intervento al congresso straordinario dei socialdemocratici come candidata alla presidenza. “La solidarietà è un principio irrinunciabile per i socialdemocratici”, ha affermato, facendo un’analisi delle ragioni del crollo dell’Spd alle elezioni di settembre, quando il partito ha preso il 20,5% dei voti.

Per la Spd si tratta di un appuntamento di portata storica: per la prima volta in 155 anni, la presidenza va a una donna. L’ex ministra del Lavoro Andrea Nahles, 47 anni, anima di sinistra del partito era giù favorita. Ma se avesse perso, al suo posto sarebbe andata la sindaca di Flensburg, Simone Lange, 41 anni.

Il predecessore, Martin Schulz, ritiratosi subito dopo le trattative per la nuova Grosse Koalition,  con la volontà – amaramente tramontata – di diventare ministro degli Esteri era stato eletto con il 100% dei consensi, nel pieno dell’ondata di entusiasmo per l’ingresso nella scena politica tedesca. Un esito evidentemente irripetibile. Dal suo passo indietro, i socialdemocratici sono stati guidati in forma commissariale da Olaf Scholz, oggi vicecancelliere e ministro delle Finanze del nuovo esecutivo.

Entrata nel Partito socialdemocratico quando aveva 18 anni, già capo dell’ala giovanile dell’Spd (Jusos), separata, madre di una ragazza, al giornale della scuola disse che il suo obiettivo nella vita era di fare “la casalinga o la cancelliera”. Ministro del Lavoro nel precedente governo di grande coalizione con la Cdu/Csu, dopo il voto del settembre scorso era stata nominata capogruppo al Bundestag, in un primo tentativo di serrare le fila del partito dopo la sconfitta.

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