Lasciate ch’io vi spieghi, con l’olimpica compostezza della ragione, per quali ragioni occorre oggi stare dalla parte della Russia di Putin. Per quali ragioni occorre avventurarsi al di là del vitreo teatro della propaganda dei pedagoghi del mondialismo made in Usa e degli armigeri del pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto.

Lo dico subito, senza infingimenti e perifrasi: Vladimir Putin, purtroppo, non è Lenin. Sottolineo: purtroppo! E tuttavia Putin dispone di autonomia strategica e di armi di dissuasione di massa. Dopo Gorbaciov che faceva la pubblicità per Pizza Hut e dopo Eltsin che, tra una vodka e l’altra, svendeva la Russia agli oligarchi della finanza, Putin ha ripreso, a suo modo, l’eroica tradizione leniniana di resistenza al capitalismo imperialistico americanocentrico.

Per questo, la Russia ha oggi (2018) il compito di appoggiare il più possibile gli Stati resistenti all’impero americano, ponendosi essa stessa come Stato che resiste: deve tornare a svolgere il ruolo di altera pars, come ai tempi del Muro di Berlino. Deve contenere e frenare l’illimitatezza scatenata dell’imperialismo made in Usa che dal 1989 è tornato più che mai a far sanguinare il mondo. Con la potenza russa, è come se al ritratto stilizzato del presidente americano Obama accompagnato dall’asserto yes, we can si affiancasse un’analoga immagine di Putin, a sua volta associata alla scritta no, you can’t. Per questo, vi è bisogno – lo ripeto con enfasi – di una Russia geopoliticamente e militarmente solida e indipendente. V’è bisogno di una Russia potente, che sappia frenare – nel tempo della morte del comunismo storico novecentesco – il delirio dell’estensione illimitata del fanatismo dell’economia a guida statunitense. V’è bisogno, ancora, di tornare a mettere in discussione il modello unico del Washington consensus.

A provare che la Russia di Putin deve essere geopoliticamente appoggiata è anzitutto l’odio diplomatico e mediatico del circo giornalistico e intellettuale occidentale – cassa di risonanza del potere neocapitalistico e finanziario. Con guinzaglio sempre più corto, i cani da guardia latrano e abbaiano da tempo contro Putin: il loro sguardo è sempre quello del potere di Washington.

A suffragare l’esigenza di appoggiare Putin è, in guisa convergente, il moltiplicarsi delle basi americane in Romania e in Ungheria, nonché la speranza occidentalistica di incorporare nella Nato l’Ucraina, destabilizzandola nel 2014 tramite una “rivoluzione colorata” gestita dalla potenza americana e, in subordine, dall’Unione Europea. Nel 2014 si verificò – giova rammentarlo – un colpo di Stato paranazista in Ucraina, appoggiato all’estrema destra di Svoboda e Pravi Sektor, nonché dagli Usa, dall’Ue e dai nostrani patetici antifascisti, che sono antifascisti in assenza di fascismo per non essere anticapitalisti in presenza di capitalismo: e che quando il fascismo c’è davvero, lo appoggiano!

L’unico vero antifascista e antinazista fu Putin, che per i nostri circensi mediatici è… fascista! La grande tradizione dell’Armata Rossa che libera l’Europa dai nazisti rivive in Putin nel 2014. Forza Russia, siamo con te!

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