Non ci sono giudici, manca il personale, e il presidente del Tribunale di Venezia assume una decisione drastica. Stop per sei mesi alle udienze preliminari, ovvero per la comparsa di imputati, difensori e parti lese davanti al giudice che esamina richieste di rinvio a giudizio o di riti alternativi. Il provvedimento del presidente Manuela Farini non è immediatamente esecutivo, ma dovrà passare al vaglio del consiglio giudiziario e poi del Consiglio superiore della magistratura, eppure il testo è già stato notificato all’Ordine e degli avvocati che ora sono stati edotti della resa giudiziaria in riva al Canal Grande.

È vero, infatti, che esulano dal blocco le udienze che riguardano persone a cui carico gravano misure cautelari (non solo il carcere, ma anche gli obblighi di dimora o divieto di avvicinamento), e quelle già fissate, ma queste costituiscono una parte minore del lavoro. Se ne riparla ad autunno per tutte le altre udienze preliminari, per i processi con rito abbreviato e per le richieste di archiviazione. Un tappo viene in questo modo messo sulla già esplosiva miscela dei ritardi giudiziari, che si aggraveranno ancor più. Perché tutto il lavoro di indagine a monte delle udienze preliminari continuerà con i soliti ritmi, ma non troverà lo sfogo regolare del vaglio del gip.

Il presidente Farini non rilascia dichiarazioni e rimanda al provvedimento inviato all’Ordine degli Avvocati. Quali le cause di una decisione così grave? Nell’ufficio gip-gup mancano due giudici rispetto all’organico della Procura distrettuale e dallo scorso autunno non c’è nemmeno il presidente, visto che il Csm non ha ancora deciso chi nominare. Uno dei cinque giudizi in servizio, Alberto Scaramuzza che firmò le ordinanze di arresto dello scandalo Mose, sta per passare al Tribunale del riesame. E quindi le toghe in organico scenderanno a quattro. Ma anche il riesame perde pezzi. Da mesi è senza presidente ed entro breve tempo vedrà due suoi componenti prendere servizio in Corte d’appello, con una sola sostituzione già individuata.

È per questo che il presidente Farini ha deciso di puntare sulle udienze e i processi più importanti. Gli avvocati sono sul piede di guerra. La camera penale si riunisce in assemblea per discutere le iniziative da prendere per far fronte alle difficoltà crescenti nella gestione delle cause penali nel Tribunale di Venezia. E il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati veneziani, Paolo Maria Chersevani, ha già preso posizione: “Il provvedimento è l’ennesima dimostrazione della drammatica situazione degli uffici giudiziari veneziani. La sospensione delle udienze preliminari e dei procedimenti di archiviazione determina il blocco di intere fasi procedimentali e immaginabili negative conseguenze per i cittadini (imputati, indagati e persone offese) e per gli altri uffici giudiziari. Il provvedimento non è in grado di portare ad una soluzione definitiva del problema”.

Rincara la dose il segretario dell’Ordine, avvocato Giuseppe Sacco: “La situazione è molto grave e non riguarda solo il settore penale, dove il blocco delle udienze renderà più evidenti i disagi. Ma lo stesso, con minore evidenza, avviene anche nel settore civile quando i giudici fissano le udienze successive non a distanza di 4-5 mesi, come avveniva in passato, ma anche un anno e mezzo dopo”. In Tribunale a Venezia, su un organico di 61 giudici, sono vacanti un presidente di sezione, il presidente della sezione Gip e 12 giudici. Quindi mancano al conto 14 toghe, per non parlare di impiegati e cancellieri.

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