E’ uno dei protagonisti della campagna elettorale. Con le sue dichiarazioni ha spostato di una spanna l’asticella del politicamente corretto, spianando la strada ai movimenti post-fascisti. Chi lo odia lo accusa di essere razzista, vuoto, incompetente e fannullone. Chi lo apprezza lo fa per la concretezza, il linguaggio diretto, la capacità di intercettare le esigenze del Paese reale. Ma chi è davvero Matteo Salvini e dove vuole arrivare?

Alessandro Franzi e Alessandro Madron, cronisti dell’Ansa e de ilfattoquotidiano.it che seguono la Lega da anni, raccontano da dove viene l’aspirante premier di centrodestra e come è cresciuto sull’onda di una politica iper-personalizzata e radicale nel libro Matteo Salvini #ilMilitante (goWare, 2018), che dopo la prima uscita del 2015 è giunto alla sua seconda edizione, in cui vengono ricostruiti anche i preparativi della campagna elettorale in corso.

Aspirante leader post-berlusconiano, spiegano Franzi e Madron, Salvini si è giocato tutto in vista delle elezioni politiche del 2018, sfruttando la sua natura camaleontica e la grande abilità comunicativa. Senza esperienza di governo, il successore di Umberto Bossi è un rottamatore a sua insaputa. Sempre un passo indietro rispetto alla vecchia guardia, si è trovato al posto giusto nel momento giusto. E ha messo a frutto un quarto di secolo di attività politica giocata quasi sempre sulla provocazione. Come alla direzione di Radio Padania, dove ha mandato in onda per anni una contro-storia italiana, prima di scoprirsi nazionalista e andare a cercare voti al Sud. Nel simbolo della Lega di Salvini non c’è più spazio per il Nord. “Le bandiere padane – si legge nell’incipit del nuovo capitolo del libro – sono rimaste a sventolare solo a Pontida o in qualche festa estiva o nelle riunioni dei nostalgici. La Lega è diventata, passo dopo passo, il partito di Salvini. Anzi, il partito di Salvini premier, ormai slogan ufficiale insieme a un altro motto rubato a Trump: prima gli italiani”.

Il suo modello, oltre al presidente americano, sono Vladimir Putin e Marine Le Pen. Guardando a loro ha cercato di differenziarsi dagli altri leader italiani, tentando così una collocazione politica internazionale “fra le forze emergenti nel populismo euroscettico”. Ma alla fine ha dovuto tornare ad allearsi con Silvio Berlusconi.

“Una leadership iper-personalizzata e anti-establishment, quella di Salvini – scrivono Franzi e Madron nell’introduzione del libro – maturata non più solo al Nord, in quella terra che Bossi aveva ribattezzato Padania. Perché l’ambizione riguarda ora tutta l’Italia, sull’onda di un nazionalismo nuovo che più che l’identità condivide i nemici e le paure: le istituzioni europee, i mercati finanziari, la globalizzazione senza limiti, le nuove migrazioni, l’Islam”.

Una scelta di campo, quella della nuova Lega di Salvini, “a braccetto con i nuovi nazionalisti”, che ha segnato una “trasformazione della stessa identità del partito fondato da Bossi. Con riflessi tutti italiani”. Salvini ha dunque “spostato la Lega più a destra”, fino ad attirarsi l’accusa di aver sdoganato politicamente persino ambienti post-fascisti. “E l’ha condotta ben oltre il confine ideale del Po, proponendosi con un messaggio patriottico”.

Nel libro di Franzi e Madron si racconta di come “per un tempo lunghissimo, la semplice esposizione di una bandiera italiana davanti a un palco leghista era stata vissuta come una provocazione. Il Nord era il Nord, l’Italia era un’altra cosa”. Per oltre vent’anni, infatti l’Italia è stata il nemico. I leghisti duri e puri la pensavano così. “E Salvini – si legge nel libro -, militante fra militanti, non era da meno. Era anti-italiano a Radio Padania. Ma anche quando intonava cori contro i napoletani o indossava eloquenti magliette con la scritta Padania is not Italy”.

Anche alla luce del passato, ricostruito con dovizia di particolari, il salto verso la Lega sovranista, “che chiede voti dal Brennero a Lampedusa al grido di Prima gli italiani”, è apparso dunque enorme. “Una metamorfosi radicale, che si è mostrata in tutta la sua contraddizione quando, nell’autunno del 2017, i leghisti hanno faticato a prendere una posizione netta sulla crisi istituzionale consumatasi proprio in Catalogna. L’anima nordista si era accesa per il referendum indipendentista. La linea ufficiale del partito si è rivelata invece piuttosto tiepida: Salvini ha criticato la risposta militare del governo di Madrid, ma ha preso le distanze anche dall’illegalità della consultazione voluta dal governo locale di Barcellona”.

Riuscirà ad essere premier? Il libro ovviamente non ha capacità predittive. Ma tutto fa pensare che il messaggio salviniano può prescindere dalla sua capacità di essere uomo di governo.

Matteo Salvini #ilMilitante, Alessandro Franzi e Alessandro Madron, goWare, 2018, pp. 138 (Edizione digitale € 4,99 | Edizione a stampa € 10,99)

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