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La petizione, nuova forma di petulanza online

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Sempre più spesso ci capita di essere coinvolti in una qualche petizione. E’ uno strumento utile e civile che con la digitalizzazione si va facendo sempre più frequente grazie a una piattaforma, Change.org, che raccoglie e organizza la raccolta di firme. E così, dopo essermi ritrovato destinatario di una richiesta di petizione per la fine della guerra in Congo, la libertà alle donne saudite, l’obbligo per le aziende di ridurre gli scarichi inquinanti, eccetera eccetera, mi è giunta quella di invitare Asia Argento a non ipotecare casa a Morgan, il suo ex marito che è indietro con gli obblighi di mantenimento della loro bambina. La casa no, Morgan ha difficoltà finanziarie e un tetto bisogna pur lasciarglielo altrimenti rischia di finire per strada e, preso dalla disperazione, anche di suicidarsi. Nella petizione infatti si fa pure riferimento a una legge recente, la cosiddetta “salva suicidi” che aiuta le persone in crisi.

Domanda: non sarebbe il caso di lasciare a tutti i Morgan viventi la scelta di decidere sul rispetto dei loro impegni, che tra parentesi saranno pure cavoli loro, e noi invece, sempre tra parentesi, dedicarci a quelli nostri che pure sono faticosi? Come per i farmaci, anche le petizioni hanno infatti effetti collaterali. In questo caso il famoso “ma i cavoli tuoi quando te li fai?” calza a pennello. Pensare di più, almeno tre volte al giorno, preferibilmente passeggiando e senza il contapassi del telefonino in mano.

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