La notte della sua ennesima rielezione litigò con Enrico Mentana e rifiutò di farsi intervistare. Il motivo? Abbiamo detto che è del Pd. E questo lo ha molto infastidito”, aveva detto il giornalista, spiegando il motivo per cui Leoluca Orlando non era comparso ai microfoni del tg di La7. Cosa fa il sindaco di Palermo sei mesi dopo quel litigio? Ma ovviamente aderisce al Pd.

Lo ha annunciato lo stesso Orlando in conferenza stampa a Palazzo delle Aquile a Palermo. “Ho voluto questa conferenza stampa per comunicarvi la mia decisione di aderire formalmente al Pd. Una scelta personale che avrà un suo sviluppo e una sua evoluzione”, ha detto il primo cittadino rieletto per la quinta volta nel 2017. Cresciuto nella Democrazia Cristiana, fondatore del movimento La Rete nei primi anni Novanta, Orlando aderì poi nella Margherita, dalla quale venne espulso da Francesco Rutelli nel 2006. Eletto deputato da Italia dei Valori, che lo aveva ricandidato sindaco nel 2012, adesso entra nel partito di Matteo Renzi. Dopo cinque anni di opposizione durissima in consiglio comunale, sei mesi fa i dem avevano deciso di sostenerlo nella rielezione. E adesso lo accolgono. “Aderisco al Pd perché è un partito che non vuole essere populista ed è un partito che vuole avere un progetto” ha detto il primo cittadino.

“L’adesione del sindaco di Palermo Leoluca Orlando al Pd conferma che il nostro partito è l’unico argine ai populismi e alla deriva autoritaria, unico punto di riferimento per chi possiede certi valori. Il percorso iniziato alle elezioni dell’11 giugno entra oggi in una nuova fase che ci vede sempre più protagonisti”, dicono Dario Chinnici e Carmelo Miceli, rispettivamente capogruppo del Pd al consiglio comunale, e Carmelo Miceli, segretario provinciale dei dem. “Esprimo apprezzamento per l’adesione di Leoluca Orlando al Pd: una scelta che conferma la centralità di un partito sempre più aperto e plurale, e rafforza il nostro progetto politico e il radicamento nel territorio”, dice Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Assemblea regionale siciliana. Predica prudenza, invece, Antonio Rubino. “Questo è un fatto politico che merita un approfondimento immediato in seno al Pd di Palermo. Non è la prima volta che Leoluca Orlando annuncia questa scelta e le modalità con cui questo passaggio dovrà avvenire dovranno essere frutto di un dibattito condiviso all’interno del partito palermitano”, dice il responsabile regionale dell’organizzazione del Pd siciliano.

Una manovra, quella del primo cittadino, che arriva in un momento in cui il Pd è praticamente a pezzi in Sicilia. In consiglio regionale, il gruppo è praticamente diviso in due dopo la batosta delle elezioni dello scorso 5 novembre. Un turno elettorale in cui i dem provarono a replicare il “modello Palermo“, alleandosi con Alternativa Popolare di Angelino Alfano e candidando il rettore Fabrizio Micari. Un nome proposto dallo stesso Orlando.

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