Stamattina l’ultimo saluto, nella sua città natale Civitavecchia. Se n’è andato un pezzo da novanta della medicina ambientale, punto di riferimento per migliaia di malati invisibili, privati del riconoscimento per sindromi altamente invalidanti, tutt’altro che rare come fibromialgia, sensibilità chimica multipla, elettrosensibilità. Giuseppe Genovesi è morto improvvisamente domenica mattina nella sua casa, rientrato in aereo dall’ennesimo viaggio di lavoro.

Sessant’anni da compiere, medico chirurgo specialista in Endocrinologia e Malattie metaboliche, psichiatra, immunologo-allergologo, era ricercatore di Medicina Sperimentale nel Policlinico Umberto I dell’Università di Roma (sua anche la cattedra di Endocrinologia): agli insegnamenti accademici e la dedizione per la medicina allopatica, Giuseppe Genovesi aveva affiancato la passione e lo studio per la fisica quantistica, le terapie depurative naturali, l’alimentazione bio/frutta/vegetariana e l’interesse per le ancestrali medicine tradizionali, dall’ayurveda indiana alle piante di potere dell’Amazzonia. Nel 2001 aveva fondato la ‘Società Italiana di Psico Neuro Endocrino Immunologia’ (di cui fu presidente nel 2004-2010) e firmato con Emilio Del Giudice uno studio sulla coerenza dell’acqua e le implicazioni per la salute umana.

Genovesi, medico affabile e battagliero, non ha mai temuto di certificare malattie scomode, di gridare al mondo il pericolo silente dell’elettrosmog e di schierarsi, puntualmente, dalla parte del “torto”. Di recente, al tempo del decreto Lorenzin, era al fianco del cosiddetto popolo free vax, sostenendo come il sistema immunitario sia rafforzabile con l’alimentazione ed uno stile di vita sano, più che con le punture multiple delle multinazionali.

Me lo ricordo quando, incontrato per la prima volta meno di sei anni fa, mi consigliò di non vaccinare mia figlia (e ben altra era la legge sull’immunizzazione in età pediatrica) e di tenermela a casa almeno fino ai 3 anni perché “ci sono pericolosi metalli pesanti lì dentro – riferendosi alle fialette – che possono abbassare il sistema immunitario. Senza uno screening pre-vaccinale non sai la situazione della bambina né i rischi di re-immunizzarla!”. Il suo essere (cavallerescamente) bastian contrario lo esplicava mettendosi a (completa) disposizione dei pazienti: riceveva in ambulatorio anche fuori dall’orario di visita, fermandosi a prescrivere terapie disintossicanti, estratti di succo, fitoterapici e glutathione pure quando in reparto, calato il buio, si faticava a trovare (persino) l’ombra di un infermiere.

Declinava altruismo e sapienza scientifica accogliendo qualunque invito potesse tornargli utile per diffondere consapevolezza e conoscenza sulle insidiose (e sottovalutate) malattie ambientali. Te lo ritrovavi in diretta Rai a parlare di Sensibilità Chimica Multipla (MCS), così ai piedi delle Dolomiti nella presentazione del libro autobiografico di una coraggiosa ragazza devastata da tossine e metalli pesanti. Si precipitò in Salento per un’intervista nel docufilm Sensibile del regista Alessandro Quadretti, suggererendo a vari parlamentari consigli utili per proporre un disegno di legge – puntualmente oscurato nelle italiche sabbie mobili – sul riconoscimento di ‘strane’ patologie, la sua (nobile) guerra santa ancora da vincere. E quando nel 2014 lo incontrai per accoglierne il disagio, rimosso dalla supervisione dello Sportello Malattie Rare nel nosocomio capitolino, Genovesi mi confidò come dietro la sua (repentina) defenestrazione c’era l’esigenza di di bloccare autorizzazioni e visti per costosissimi viaggi di cura all’estero.

Se n’è andato così, tra l’incredulità di molti e il silenzio ‘complice’ di tanti! Lascia moglie e cinque figli. Ma soprattutto un vuoto incolmabile in un sistema fagocitante che, all’irregolare e galantuomo Genovesi dottor Giuseppe, fino all’ultimo è (evidentemente) risultato stretto per potersene sentire parte.

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