di Carmela Di Carlo

Troppe volte mi viene da pensare a cosa proverei se avessi un lavoro dignitoso che mi consenta di guardare al futuro senza paure. Ho sempre provato ad immaginare il sentimento che mi avrebbe animato se ciò fosse successo, ma questo purtroppo non è mai successo. E gli anni sono passati… Ne sono passati troppi. Oggi mi ritrovo a 40 anni ad essere ancora precaria, con quella sensazione terribile di pensare che ormai ciò che di buono poteva esserci non c’è stato, quella sensazione terribile che, se sei stata precaria fino a quel momento, non avrai nessuna possibilità di non esserlo nei prossimi anni, quella sensazione terribile che tutto quello a cui hai rinunciato – compreso un altro figlio – ci hai rinunciato per sempre. Se prima potevi almeno sognare, sperare… ora ti tocca raccogliere soltanto i cocci di quello che rimane.

Il governo continua a concedere agevolazioni solo alle aziende che assumono giovani fino ai 35 anni. Io comprendo tutto, ma non comprendo il futuro che il governo ha pensato per chi 35 anni non ce li ha più, e magari un lavoro lo ha perso, per chi ha dei figli da crescere, da far studiare, un mutuo o un affitto da pagare, una casa da mantenere, per chi ogni giorno deve fare i conti con il poco lavoro, i pochi soldi, e le tante rinunce per sé e per i propri figli. Che progetto avrà il prossimo governo per noi? Per noi che abbiamo deciso di far nascere e crescere i nostri figli in Italia? Per noi che abbiamo creduto in un Paese capace di creare condizioni di vita dignitosa per i propri cittadini? Per tutti i cittadini.

Davvero si può pensare che un genitore possa tornare a fare il figlio? A chiedere aiuto ai propri genitori? Davvero si può pensare che una mamma non si senta umiliata nel vedere che i tuoi genitori ti danno un aiuto economico spacciandolo come regalo di Natale? Davvero si può pensare che tutto questo non abbia ripercussioni psicologiche sui nostri figli, che vivono quotidianamente un disagio economico che si traduce anche in un disagio familiare e affettivo? Non ci si può meravigliare se poi i nostri figli decideranno di scappare da questo Paese, avendo vissuto magari un’infanzia e un’adolescenza intrisa di quel senso di ingiustizia sociale che hanno respirato attraverso l’amarezza dei propri genitori.

Io non chiedo di avere dei canali preferenziali. Chiedo solo di giocare ad armi pari. Non limitateci ulteriormente. A limitarci ci pensa già la nostra età che viene notata nei curriculum vitae. E’ talmente limitante che il resto del curriculum non viene neanche preso in considerazione.

A tal proposito, voglio ricordare l’articolo 4 della nostra Costituzione: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Ho l’impressione che queste agevolazioni concesse per gli assunti fino a 35 anni non vadano esattamente in questa direzione, se si concedono a dei cittadini maggiori possibilità che ad altri.

Penso che a 40 anni abbiamo ancora il diritto di lavorare e di dare ai nostri figli una vita dignitosa. In altre parole, abbiamo diritto alla dignità di genitori, perché chi è precario nel lavoro, è precario anche nella vita.

In fondo pretendo solo quello che la Costituzione mi ha promesso da 70 anni: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

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