La prova di italiano dell’esame di terza media cambia faccia. Torna di moda il riassunto come buona pratica di allenamento per affrontare ogni “tema” ma le tracce d’ora in poi saranno ben definite e dovranno seguire tre tipologie: il testo narrativo e descrittivo; quello argomentativo o quello di comprensione e sintesi di un testo letterario, divulgativo o scientifico. Le “nuove” regole le ha stabilite e annunciate il ministero dell’Istruzione che si è avvalso di un’apposita commissione di esperti guidata da Luca Serianni; Massimo Palermo, ordinario di Linguistica italiana all’università per stranieri di Siena; Nicoletta Frontani, docente di lettere presso il liceo classico “Augusto” di Roma; Antonella Mastrogiovanni, docente e collaboratrice dell’Invalsi e da Carmela Palumbo, capo del dipartimento degli uffici di viale Trastevere. Il gruppo di lavoro, costituito a luglio con il compito di definire una serie di interventi operativi per migliorare le competenze nella lingua italiana dei nostri studenti ha elaborato un documento che i professori dovranno tenere in considerazione nel preparare i ragazzi alla prova finale del primo ciclo. Un lavoro che è stato accolto con perplessità da chi sta tutti i giorni in classe. Se da una parte lo scrittore e professore Eraldo Affinati promuove l’idea del riassunto dall’altra alla pari del collega Gian Carlo Visitilli è preoccupato per il fatto d’aver messo in secondo piano la libertà di espressione dei ragazzi.

Nelle linee guida emanate le indicazioni sono molto chiare. Per quanto riguarda il testo narrativo le tracce d’esame che potranno essere presentate attraverso un breve testo di carattere letterario, una frase chiave, un’immagine, dovranno contenere indicazioni precise relative alla situazione, all’argomento, allo scopo, al destinatario. “Tali indicazioni – scrive la commissione – non dovranno essere percepite come una limitazione della libertà ideativa quanto piuttosto come strumenti che, insieme alla correttezza linguistica, aiutino ad indirizzare la creatività degli alunni verso una migliore e più efficace forma espressiva”. Suggerimenti arrivano anche per il testo descrittivo: “È importante che gli alunni si esercitino in questa forma complessa di scrittura poiché la descrizione permette di sviluppare l’osservazione, la memoria, l’immaginazione, educa alla ricerca e all’uso di un lessico preciso, aderente a ciò che si vuole rappresentare, offre la possibilità di coinvolgere più ambiti disciplinari (si può descrivere un quadro, un fenomeno fisico, una pianta)”.

Serianni smonta gli stereotipi sul testo argomentativo ridando dignità allo stesso: “Nella comune opinione il testo argomentativo è quel testo nel quale viene posta una tesi, sostenuta da più argomenti, favorevoli o contrari, che si sviluppa con ragionamenti stringenti. Affronta solitamente complessi temi di carattere scientifico-matematico. La sua struttura è rigida e vincolata; il lessico rigoroso, specialistico e di non facile accessibilità. Eppure, se si pensa che l’argomentare è, come il narrare, atto linguistico primario, si deve riconoscere che tale atto è legato ai bisogni elementari di ogni studente”. Da qui le indicazioni per la prova: lo studente potrà sviluppare un testo argomentativo nel quale, dati un tema in forma di questione o un brano contenente una tematica specifica, esporrà una tesi e la sosterrà con argomenti noti o frutto di convinzioni personali. Il testo dovrà essere costruito secondo elementari procedure tipiche del testo argomentativo, eventualmente con l’esposizione di argomenti a favore o contro. Il lessico dovrà essere appropriato, e lo sviluppo rigoroso e coerente. Nella traccia dovranno essere richiamate caratteristiche e procedimenti propri dell’argomentare.

Infine la comprensione e la sintesi ovvero la resurrezione del riassunto. Su questo la commissione è molto pragmatica: “Lo studente, dato un testo letterario una poesia o un breve testo narrativo dovrebbe dimostrare, attraverso una corretta riscrittura, di averne colto il senso globale. Dovrebbe inoltre essere in grado di sviluppare una breve analisi riferita alle scelte lessicali, all’uso della sintassi, alle tecniche usate dall’autore per coinvolgere il lettore”.

Linee guida che Visitilli non apprezza particolarmente: “Non ho capito se vogliono insistere sul fatto che i ragazzi pensino con la loro testa o scrivano bene. Ho cercato di comprendere ma non è chiaro quello che prospettano. Abbiamo un problema di comprensione tra i nostri ragazzi ma dobbiamo stare attenti a ciò che esprimono. Gli studenti adorano il momento in cui gli si chiede il commento personale. Da professore mi interessa capire se quel testo, qualsiasi sia, diventerà parte dello studente: solo così capisco se la poesia, la letteratura, l’attualità entra ancora a far parte delle loro vite”. Più blando Affinati: “Il vecchio tema è stato messo un po’ in secondo piano. Da ragazzino, a otto anni, mi resi conto di avere del talento letterario perché arrivai in classe in ritardo, aprii la porta e tutti mi applaudirono: il maestro stava leggendo il mio tema. Restai colpito. Già allora pensai di poter diventare uno scrittore. Da insegnante quando presentavo il tema ai miei alunni mi tornava in mente quella scena. Il riassunto è importante: tutti i docenti capiscono la loro importanza. Anche il dettato serve. Non si può scendere in campo senza saper fare lo stop di palla così come non si può non saper fare il riassunto”.

Articolo Precedente

Religione a scuola, Uaar lancia “l’ateo bus” per promuovere l’ora alternativa

next
Articolo Successivo

Abusi sessuali a scuola, la soluzione non è proibire le chat con gli studenti

next