In questi giorni sono ospite di trasmissioni televisive per discutere del cosiddetto caso Bellomo. Nei vari dibattiti, però, ho notato che è rimasto estraneo un interrogativo cruciale: si poteva evitare questo ennesimo scandalo? La risposta a mio avviso è certamente sì, e per molte ragioni.

La prima. L’accesso al Consiglio di Stato del consigliere Bellomo è stato contestato (peraltro da me) con ricorso articolato e motivato, con il quale ben evidenziavo le molteplici irregolarità che concernevano la nomina dei due vincitori, Francesco Bellomo e Roberto Giovagnoli. Il Consiglio di Stato (sic!) li ha invece sempre difesi, legittimandone addirittura la nomina con una sentenza del Consiglio di Stato, emessa a seguito di appello del… Consiglio di Stato (in persona del suo presidente).

La seconda. Sono anni che nell’ambito della giustizia amministrativa uno sparuto gruppo di magistrati, me compreso quando ero al Tar, contestano l’inopportunità di corsi di formazione svolti da magistrati per imprese private. L’organo di autogoverno della giustizia amministrativa ben avrebbe potuto negare tali autorizzazioni, tagliando il problema alla radice.

La terza. Anche dopo l’autorizzazione il consiglio dei giudici amministrativi ha un potere-dovere di controllo sui magistrati, che infatti ha esercitato per destituire con grave ritardo Bellomo. Perché non sono stati fatti adeguati controlli? Si noti che è emerso che Bellomo descriveva addirittura in una rivista la vita sessuale di alcune allieve…

Ciò detto, ho già espresso, prima su questo post e poi a “La vita in diretta” le mie considerazioni tecniche sul perché la sanzione a Bellomo potrebbe essere comunque inutile. Su questo tema a mio avviso erra il presidente del Consiglio di Stato quando dice che la situazione di non terzietà è paragonabile a quella dei giudici penali (menzionando, ma non citando nel dettaglio, decisioni non meglio specificate della Corte di Strasburgo, che francamente non riesco proprio a trovare). Al Consiglio di Stato, poi, ci sono circa 100 magistrati in tutto e si conoscono tutti. La giustizia ordinaria ne conta circa 9.000 e se si deve giudicare penalmente su un collega la competenza passa all’ufficio giudiziario di una regione diversa.

A questo punto, mi domando, non sarebbe opportuno anche un intervento, da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, su chi non ha effettuato adeguati controlli? E, ancora, non è ormai necessario vietare tali incarichi?

Come ho detto, denuncio personalmente le anomalie della giustizia amministrativa da anni, ma, secondo il noto brocardo nemo propheta in patria, sono stato addirittura accusato di delegittimare l’istituzione. A me pare piuttosto che sia l’istituzione a  delegittimarsi da sola e che, forse, se avessero ascoltato le mie proteste (di dieci anni fa), oggi un caso Bellomo non vi sarebbe stato.

Comunque, non è mai troppo tardi per le scuse e, citando sant’Agostino: Humanum fuit errare, diabolicum est per animositatem in errore manere. Io comunque resto in attesa, assistendo, divertito, alle vicende del caso Bellomo e a tutti gli altri scandali della giustizia amministrativa cui abbiamo assistito nell’ultimo decennio.

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