Davvero i due/tre centesimi a sacchetto biodegradabile per l’ortofrutta offendono così tanto una parte dell’opinione pubblica, che invece non si occupa dei ben più consistenti aumenti di luce, gas, pedaggi che scattano contemporaneamente? Forse è solo una polemica pre-elettorale e non avrà conseguenze pratiche. Cioè non ci saranno conseguenze sulla frequentazione dei supermercati né si moltiplicheranno le richieste di acquistare e pesare singoli frutti e vegetali “nudi” privi di sacchetto. Oppure sì, vedremo. Restano comunque umori e orientamenti, culture e sentimenti.

Dovremmo tutti imparare a riflettere, studiare e approfondire, perché sono scelte strategiche. Uscire il più possibile dai derivati del petrolio, come lo è la plastica, è un tema strategico. Apparentemente nessuno lo contesta. I sacchetti di plastica usa e getta sono proibiti in Italia da più di tre anni! E da allora, estate 2014, l’alternativa dei sacchetti in bioplastica è a pagamento, in tutti i supermercati, ad almeno 10 centesimi. Tutti si sono abituati, tutti forse se lo sono dimenticato. Quindi la protesta non nasce dalla nostalgia dei sacchetti di plastica usa e getta, ma dal fatto che nell’estensione del divieto della plastica usa e getta ai sacchetti dell’ortofrutta i nuovi sacchetti bio per l’ortofrutta vengano messi a pagamento. Sia pure di due centesimi o tre a sacchetto.

Evidentemente la questione è di principio. E infatti lo è. Se la grande distribuzione si fosse fatta interamente carico del maggiore costo dei sacchetti bio dell’ortofrutta probabilmente non ci sarebbero state queste proteste. Poi i supermercati avrebbero agevolmente ricaricato i costi dei sacchetti sui prodotti. Tutte le altre argomentazioni si sono aggiunte sopra i tre centesimi, dando un’apparente legittimità culturale alla protesta. Vediamole rapidamente.

“L’Italia è l’unico paese europeo a prendere una decisione così drastica”. A parte che c’è anche la Francia, se per una volta siamo più ambientalisti degli altri che male c’è? Inoltre i sacchetti di plastica ortofrutta erano diventati il cavallo di Troia del non rispetto della legge precedente, con ampio mercato nero di sacchetti con etichette furbette del tipo ‘uso interno’. Occorreva andare fino in fondo.

“Il sacchetto bio a pagamento avvantaggia un produttore italiano monopolista“. Non c’è monopolio: le ditte che fabbricano i sacchetti sono decine, e ci sono vari produttori al mondo di materia prima. Se c’è un forte produttore italiano di materia prima che male c’è?

Sono state messe in circolazione anche notizie sbagliate. Come quella che la nuova norma introduca l’obbligo di usare gli usa e getta bio per l’ortofrutta. Calma: già ora non era consentito l’uso di sacchetti riutilizzabili per l’ortofrutta nei supermercati, la nuova legge non c’entra. Sono discutibili norme d’igiene che rimangono in vigore ma che possono cambiare se ci sarà una adeguata pressione. Per la piccola distribuzione, per i negozi, per i mercati questo aspetto era diverso e non cambia, cioè puoi portarti i sacchetti da casa. Inoltre se un supermercato decide di utilizzare per l’ortofrutta sacchetti di carta, può farlo regalandoli, senza metterli in vendita.

Sinceramente credo che poche delle persone che ho letto protestare sui social perché gli usa e getta sono adesso obbligatori usino borse riutilizzabili per fare la spesa, come è ampiamente consentito (anzi per un certo periodo i supermercati ne hanno promosso di riutilizzabili, in tessuto o plastica molto spessa). Ma forse è vero, come dice per LiberiEUguali Rossella Muroni, che un provvedimento giusto è stato gestito e preparato male dal Ministero dell’Ambiente e che un’apertura sui regolamenti per consentire i riutilizzabili nell’ortofrutta darebbe un altro e migliore segno a una vicenda che da molti è stata presa male.

Al fondo però temo ci sia la questione di principio di cui dicevo all’inizio. C’è uno scontro frontale sul tema della tassazione ecologica, scontro tra ambientalisti e la maggior parte delle associazioni dei consumatori. Se vogliamo ridurre consumi energivori e inquinanti, se vogliamo ridurre gli sprechi dobbiamo essere tutti co-responsabilizzati anche attraverso meccanismi economici, di prezzi costi, tariffe puntuali, road pricing eccetera. La baruffa sui tre centesimi può far ridere. Ma occhio che dietro non prevalga un trumpismo italiano.

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