“Cara Emilia-Romagna, siamo in emergenza: aiutateci”. Mentre nella Capitale si continua a parlare di “semplice paracadute”, la Regione Lazio – su richiesta del Comune di Roma e della sua municipalizzata Ama Spa – ha scritto alla Giunta regionale emiliano-romagnola guidata dal dem Stefano Bonaccini perché accolga una parte dei rifiuti indifferenziati in eccedenza dalla raccolta nella città di Roma durante le festività natalizie. E per uno strano scherzo del destino, qualora a Bologna dovessero decidere di accettare la richiesta secondo il “principio di solidarietà”, l’indifferenziato che Roma non è in grado di smaltire finirebbe nell’inceneritore di Parma, quello realizzato dal sindaco ex pentastellato Federico Pizzarotti e che fu fra i motivi di scontro fra il primo cittadino e il movimento di Beppe Grillo. L’Emilia-Romagna, infatti, ha 8 inceneritori ma 3 di questi – Piacenza, Bologna e Ferrara – furono già impegnati tempo fa in un’opera di assistenza alle emergenze in Liguria e in Puglia, mentre quello di Forlì non si può coinvolgere per la presenza di un secondo inceneritore di rifiuti sanitari. Così fra i 4 impianti rimanenti – Modena, Reggio Emilia e Parma – guardando ai consumi medi, proprio quello ducale potrebbe essere quello ideale dove accogliere le eccedenze capitoline. Va detto che negli anni l’Emilia-Romagna si è data la regola di non accogliere nei propri impianti rifiuti provenienti da altri territori, a meno che questi non fossero alle prese con una emergenza. Cosa che, evidentemente, il Lazio ha dovuto in qualche modo certificare per aumentare le chance di una risposta positiva, attesa durante la riunione di giunta del 28 dicembre.

COSA STA SUCCEDENDO A ROMA
Dunque a Roma esiste un’emergenza rifiuti? Oppure si tratta di una “esagerazione” funzionale al “paracadute”? La verità sembra stare nel mezzo. Attualmente, la Capitale produce 3.000 tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati. Di questi, 1.100 finiscono nei due tmb di proprietà di Ama (Salario e Rocca Cencia) e altri 1.200 in quelli di Malagrotta di proprietà del Colari di Manlio Cerroni; le restanti 700 tonnellate finiscono nel tmb di Rida Ambiente ad Aprilia (300 ton) e nell’inceneritore di Frosinone (300 ton), con un avanzo di 100 tonnellate ancora non risolto che fino a novembre venivano spedite in Austria. Basta dunque un guasto, un periodo di manutenzione o un problema nella raccolta (come accade sempre sotto Natale) per creare l’emergenza. Nel novembre scorso, la Regione Lazio aveva già chiesto e in parte ottenuto aiuto da Umbria, Abruzzo, Toscana, Piemonte e Lombardia, ma in seguito all’inchiesta in corso a Livorno da Firenze hanno dovuto fare dietrofront. Così, la scelta è caduta sulla vicina Emilia-Romagna.

POLEMICA PIZZAROTTI-RAGGI
Evidentemente, la coincidenza che vuole Virginia Raggi chiedere aiuto a Federico Pizzarotti ha stimolato non poco la polemica politica di questi giorni. Sulla vicenda è intervenuto addirittura il segretario del Pd, Matteo Renzi: “Facile”, ha detto, “fare gli ambientalisti con i termovalorizzatori degli altri, no? E ironia della sorte vuole che l’aiuto venga da Parma dove la polemica contro il termovalorizzatore era stata una delle ragioni della vittoria a 5 Stelle”. Ma a soffiare sul fuoco ci ha pensato anche il sindaco ex M5s, che non si è lasciato perdere l’occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Parma non si sottrae al senso di responsabilità istituzionale – afferma in un post su Facebook – Chi è più inefficiente chiede sostegno a chi è efficiente, ma questo è un alibi che non deve diventare un fatto sistematico. Se tutte le città facessero come noi non ci sarebbe bisogno di queste richieste”; quindi la frecciata alla collega romana: “Avrei gradito una telefonata della sindaca Raggi, perché ogni comune può avere delle difficoltà, ma sappiamo bene che i rapporti umani e le telefonate non sono nelle corde di molti esponenti del Movimento”.

ROMA E LAZIO CONTINUANO A RINVIARE IL PROBLEMA
In Campidoglio sono convinti che entro il 2021 la Capitale raggiungerà il 70% di raccolta differenziata e, dunque, ogni investimento su qualsivoglia impianto di vecchia generazione – inceneritori o tmb – sarebbe non solo sprecato ma addirittura dannoso. Di certo, a Palazzo Senatorio sotto sotto speravano che entro i primi mesi del 2018 potesse rientrare in servizio l’inceneritore di Colleferro da 220.000 tonnellate l’anno (600 al giorno), che Ama – e dunque il Comune di Roma – ha autorizzato a giugno 2017 fra le polemiche, con l’obiettivo di essere “trasformato in impianto di compostaggio appena la differenziata prenderà piede”, come ammesso all’epoca dal presidente della Commissione Ambiente, Daniele Diaco. Le proteste dei sindaci dei territori e l’imbarazzo della politica a campagna elettorale iniziata, tuttavia, stanno rallentando questo processo. E allora? Che fare? E’ al vaglio del Consiglio regionale, in questi giorni, la delibera di fabbisogno aggiornata, che certifica “la necessità di realizzare una nuova discarica” ma senza individuarne il sito, motivo per il quale i rifiuti saranno – testualmente – “abbancati” sopra quelli già presenti nelle discariche presenti ormai in via di esaurimento. Una pratica pericolosa che nella provincia pontina sta creando diversi problemi di inquinamento ambientale.

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