Qui è una questione di puro talento. Volendo organizzare una vita decente per i terremotati di Amatrice, Arquata e gli altri comuni del centro Italia, la Protezione civile s’è affidata a un team di progettisti di notevole levatura. Non per nulla le casette, dotate di ogni comfort e di ultima generazione, sono costate un occhio della testa, sfiorando – nel tutto compreso della realizzazione (urbanizzazione e strutture) – i duemila euro a metro quadrato.

Si è pensato, per rendere più avvincente la sfida dell’uomo alla natura, di sistemare gli scaldabagni, i boiler dell’acqua, sui tetti. Il gelo della montagna ha però purtroppo vinto il primo round. Le condotte incredibilmente si sono ghiacciate e i terremotati di Arquata sono rimasti senza acqua calda. Aspettiamo adesso una seconda prova, senz’altro entusiasmante quanto la prima: la prova neve. Sì perché le porte di ingresso si aprono verso l’esterno. Non sappiamo quante, ma certo ci sono.

L’idea farà parte anch’essa del pacchetto sfida: riuscirà il nostro terremotato, quando i fiocchi toccheranno terra e si accumuleranno davanti alla porta d’ingresso, ad averla vinta sulla neve? Il team di progettisti ha valutato che oltre i 1500 metri la forza della natura può sinceramente perdere la partita davanti ai Big Jim dell’appennino. Palestrati, muscolosi, molto virili. Non è stata neanche presa in considerazione l’eventualità che nei paesi di montagna s’invecchi. E, se proprio, cavoli loro.

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