Oggi un viaggio di cinque ore e mezzo da Genova a Milano, dopo aver preso un locale da Principe a Arquata, poi un bus fino a Tortona e poi, dopo due ore di attesa, un regionale che si è fermato in tutte le stazioni fino a Milano Centrale. Ieri tutto il giorno a bivaccare alla stazione del capoluogo ligure dalle 7 del mattino fino alle 7 di sera per poi rinunciare e tornare chi a casa, chi in albergo.
Genova per due giorni (e chissà domani) è stata tagliata fuori dal nord per via di “avverse condizioni atmosferiche”, come annunciava l’altoparlante, in realtà a causa di una leggera nevicata che tra domenica e lunedì ha imbiancato i tetti dell’entroterra ligure, e che ha gelato la linea aerea dei treni. Non stiamo parlando di temperature polari, la lancetta del termometro segnava zero gradi o giù di lì. Possibile che si fermi la circolazione dei treni al nord per qualche fiocco di neve? La gente era incredula, ma paziente , anche di fronte all’impreparazione delle Ferrovie nel gestire l’ “emergenza”.
Come mai, nonostante il tempo oggi fosse migliorato, il blocco non è stato risolto? E perché, visto il perdurare del problema, non sono stati messi a disposizione dei bus sostitutivi da Genova per Torino e per Milano? Così i passeggeri sono stati costretti a salire su un bus per Tortona e poi ancora a prendere un treno per Milano. Un’odissea indicibile che ha creato gravissimi disagi alle migliaia di pendolari che ogni mattina vanno nel capoluogo lombardo a lavorare, e che ha dimostrato ancora una volta come l’Italia vada in tilt di fronte alla più piccola emergenza atmosferica, e soprattutto ha dimostrato la cattiva organizzazione delle Ferrovie.
La neve è sempre caduta al nord ma i treni non si fermavano. Cosa è successo? Chi ha la responsabilità dei trasporti pubblici non può dare la colpa di una grave disfunzione al cattivo tempo, anche quando c’è il sole, come stamattina. E le Ferrovie non possono tenere 12 ore e più le persone bloccate dando informazioni sbagliate o confuse. Io ho comprato il biglietto per Milano ma nessuno mi ha informato che la linea era interrotta. Gli operatori adibiti al rapporto col pubblico non sapevano cosa comunicare alle persone in attesa e allargavano le braccia in segno di resa, come dire “cosa ci posso fare”. A un certo punto ieri sera verso le 17 sono salito su un bus per Arquata sperando poi da laggiù di trovare un treno per Milano. Ma dopo mezz’ora di attesa mi è stato detto di scendere altrimenti sarei rimasto ad Arquata tutta la notte.
Le informazioni si sono accavallate tutto il giorno una sull’altra, ogni ora girava voce che tutto si sarebbe sbloccato ma più il tempo passava più i minuti di ritardo dei treni aumentavano. Da 5 minuti (ridicoli!) si passava ai 30 poi ai 60 poi ai 150 minuti poi ai 200, fino ad arrivare ai 400 minuti. Tanto che uno perdeva il conto delle ore. Perché prendere in giro così la gente? Una situazione assurda, impensabile in un paese come l’Italia, oggi, nell’epoca dei Frecciarossa a 300 all’ora. Un ambulante nero scuoteva la testa e diceva sommessamente: “Neanche nel Terzo mondo…”.