Chissà perché, ma in Italia le misure davvero importanti troppo spesso finiscono per essere posticipate. C’è sempre qualcos’altro che interviene ad impedirne la realizzazione. C’è frequentemente qualcuno che ne ostacola l’iter. Proprio come accade ai docenti precari delle Accademie di Belle Arti e dei Conservatori, inseriti in una graduatoria nazionale per incarichi a tempo determinato, prevista dalla legge ex 128 e dal decreto ministeriale 526/2014. Quei circa 1300 lavoratori statali che nel 2014 si stabiliva dovessero avere almeno tre anni di servizio, ma che non di rado ne hanno raggiunti una quindicina, ci credevano. Speravano fosse la volta buona per essere regolarizzati. Invece, niente da fare. L’emendamento alla Legge di Bilancio 2017 che avrebbe riconosciuto la stabilizzazione è stato cassato. Allo stesso modo ancora nulla di fatto relativamente all’adeguamento dei titoli rilasciati da Accademie di Belle Arti e da Istituti superiori musicali a quelli delle Università. Dopo quasi diciannove anni, niente, o quasi. Soltanto un trattamento economico migliore per il personale. Tempo previsto per l’operazione, tre anni. Fondi stanziati, 50 milioni di euro, con conseguente inquadramento pubblico, a tempo indeterminato, del personale.

Intanto per docenti della 128 l’incertezza continua. Quanto sia paradossale la situazione più di altro lo dimostrano i numeri. Quali? Ma quelli degli organici di molte Accademie, ad esempio. Già perché scorrendo i nomi dei docenti che insegnano in molte delle Accademie italiane, osservando i loro stati di servizio, ci si accorge che molti di loro sono precari. Professionisti anche famosi, ma precari. Come i fotografi Aniello Barone e Oreste Lanzetta, oppure il regista Stefano Incerti, la storica dell’arte Federica De Rosa, la costumista Zaira De Vincentiis e la designer Maddalena Marciano. E non rincuora la circostanza che l’incertezza coinvolga l’intero comparto Alta Formazione Artistica, Musicale Coreutica.

“Duole constatare… che ogni giorno colleghi di grandi capacità e competenza sono costretti a vivere con inquietante incertezza la propria attività di studio e formazione: colleghi di seconda fascia da 18 anni attendono invano un legittimo dispositivo di progressione di carriera; colleghi precari delle graduatorie 128/2013 relegati nel limbo di un dispositivo acefalo e incoerente, senza prospettive di stabilizzazione; colleghi delle graduatorie di istituto congelati in uno status indefinito, per i quali non viene neanche presa in considerazione una exit strategy; i colleghi con contratti atipici, la cui azione professionale è tanto indispensabile nel quotidiano quanto evanescenti sono gli strumenti per ipotizzarne una presenza strutturale; i colleghi dell’amministrazione penalizzati da una crescita non bilanciata da adeguate risorse”, ha detto alcuni giorni fa al Corriere del Mezzogiorno Giuseppe Gaeta, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Un mondo di esperienze e capacità al servizio delle Accademie. Almeno finora. Un mondo sostanzialmente dimenticato dalle istituzioni, a quanto sembra. E così di protesta in protesta si va avanti.

Il 20 maggioTutti i lavoratori dell’Alta Formazione artistica, musicale e coreutica scioperano per l’intera giornata con manifestazione nazionale a Roma davanti al Miur alle 9,30”. Era il 2016. Dopo quasi un anno e mezzo ancora una manifestazione. Domani, 6 dicembre, Flc Cgil, Cisl Università, Uil Rua e Unams hanno indetto una nuova protesta, ancora davanti alla sede del Miur. Sarà la volta buona per quell’ “atto di reponsabilità” che i sindacati chiedono al Parlamento? L’approvazione alla Camera di “un apposito emendamento finalizzato a stabilizzare il personale precario prima dell’avvio delle procedure ordinarie di reclutamento”, risolverebbe la questione. Sembra semplice.

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