E’ un uno-due senza precedenti per la sigaretta elettronica. In 24 ore un vero cataclisma si è abbattuto sul comparto e sui consumatori abituali di e-cig. Lo Stato si accinge a spremere tutto il possibile dalla nuvola di vapore, tassando anche l’aria, e a irregimentare un settore nato e cresciuto lontano dai garbugli delle licenze e dei dazi. Tra gli habitué, i negozianti e le imprese produttrici scatta l’allarme. Fioccano insulti e minacce all’indirizzo di chi, sulla stretta delle “svapo”, ha messo la firma. Primo tra tutti, l’ex sottosegretario Simona Vicari di Ap che ha presentato un emendamento al decreto fiscale con il quale si stabilisce il passaggio ai Monopoli di un comparto che crescendo senza limitazioni potrebbe insidiare la supremazia del tabacco combusto. Scelta che porterà – secondo le previsioni del testo – ben 9,5 milioni di maggiori entrate nelle casse dello Stato a partire dal 2018. E altrettanti costi per chi s’attacca alle e-cig per non fumare.

Il provvedimento, nella fase transitoria e fino al 2018, non impone la chiusura dei negozi perché l’Agenzia fiscale avrà tempo sino al 31 marzo prossimo per predisporre le regole e i requisiti affinché la licenza possa essere mantenuta e per rilasciarne di nuove. Chiuderanno invece i siti internet che sono predisposti alla vendita di prodotti con nicotina e sigarette elettroniche ai privati. La pagina Facebook della Vicari in poche ore si riempie d’insulti e sberleffi: “Simpatica politicante dei miei stivali”, è uno dei più gentili. Non manca chi ricorda come a maggio la parlamentare alfaniana si dimise dall’incarico alle Infrastrutture per un avviso di garanzia dovuto al sospetto di aver presentato un emendamento che abbassava dal 10 al 4% l’Iva sui trasporti marittimi in cambio di due orologi di pregio. E subito arriva la petizione su change.org per chiedere ai presidenti del Consiglio e della Repubblica di non firmare.

Spiega la rabbia che corre sul web il direttore di Sigmagazine, il bimestrale di settore che pubblicamente denuncia il tentativo di schiacciare le e-cig. “Tra produttori, negozianti e consumatori regna l’incredulità”, dice Stefano Caliciuri. Sul sito c’è un articolo a sua firma che ripercorre le tappe della vicenda dal titolo “l’urlo di dolore”. “Di questo parliamo, perché l’emendamento Vicari è solo l’ultimo attacco a un comparto che deve la sua fortuna anche al fatto che riduce il danno da fumo, per questo motivo inviso all’industria del tabacco”. Cosa non proprio pacifica, se giusto ieri è intervenuta una sentenza della Corte Costituzionale che dichiara legittima la tassa di 5 euro su tutti i liquidi destinati alla sigarette elettroniche, contengano o meno nicotina. “Ma il Tar un anno fa aveva sospeso quella tassazione – ricorda Caliciuri  – e le aziende non l’avevano pagata. Di fatto in 24 ore c’è stato davvero un assalto senza precedenti a un mercato che era esploso in modo piuttosto repentino e scomposto e che a fatica si è assestato con 2.500 negozi strutturati e non più improvvisati e oggi ha un giro d’affari stimato in 300 milioni, che potrebbe entrare definitivamente in crisi”.

Promette battaglia, ma con armi spuntate, il presidente dell’intergruppo parlamentare per le e-cig. E’ il deputato Ignazio Abrignani (SC). “Per quanto riguarda l’emendamento c’è da capire i suoi reali effetti su una filiera che è legale, paga le tasse e dà occupazione. Di fatto riporta il vaping sotto i Monopoli mentre uno dei motivi di diffusione di questa forma di fumo è la disponibilità di negozi che non fossero tabaccherie con licenzia. Da questo punto di vista ovviamente frena lo sviluppo del settore, teoricamente salva l’esistente, ma bisogna capire come si muoveranno i Monopoli. Spero che delle modifiche siano possibili, che il testo non arrivi blindato. Perché ammazzare un settore che ha ormai certi numeri e un innegabile ruolo nella difesa della salute sarebbe autolesionistico e anche la Corte Costituzionale sembra non averlo compreso, mentre la comunità medico-scientifica ha acclarato che la sigaretta elettronica è un’utile strumento di riduzione del danno”. Non a caso il governo inglese va in questa direzione, addirittura vorrebbero creare un piccolo ticket sanitario per l’acquisto della prima sigaretta elettronica per allontanare le persone dal tabacco e quindi dal cancro. “In Italia, invece, col tabacco ci si gonfia le tasche”, è il commento più cliccato nei forum che dibattono la questione.

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