Il Campidoglio vende o chiude ben 20 aziende partecipate (o le quote di competenza), rimanendo con 11 società, di cui 10 di primo e una di secondo livello. Alla delibera appena approvata dalla Giunta capitolina seguirà il passaggio in Assemblea Capitolina previsto la prossima settimana, completato il quale l’assessore alle Partecipate, Massimo Colomban, darà le sue dimissioni lasciando il posto al suo collaboratore Alessandro Gennaro. “Ma resto a disposizione del M5S e della Nazione”, ha risposto l’ex indipendentista veneto a chi gli chiedeva del suo futuro politico, alludendo a un possibile coinvolgimento in un eventuale futuro Governo a tinte pentastellate. Il lavoro che Colomban lascia all’amministrazione capitolina, a compimento di un anno esatto di mandato, è la prosecuzione di quello iniziato dall’ex sindaco Ignazio Marino, insieme al suo assessore al Bilancio, Silvia Scozzese, che già nel febbraio 2015 presentarono una delibera molto simile, sulla spinta del famoso “piano triennale di rientro” concordato con l’allora governo Renzi. “A quel provvedimento votammo contro – ha voluto chiarire con forza la sindaca Virginia Raggi – perché era frettolosa e non ben definita. Noi abbiamo fatto un lavoro estremamente diverso, non fatto per risparmiare sulla pelle dei cittadini ma per efficientare e rendere migliori i servizi”. Secondo la stessa prima cittadina, il piano permetterà “entro fine anno” di risparmiare 90 milioni di euro, “80 milioni una tantum e 10 milioni l’anno”, mentre secondo Colomban “a lungo termine il risparmio sarà anche di 100 milioni di euro l’anno”, a fronte di “un peso sul bilancio di 1,6 miliardi”.

RESTA ADIR, INCOGNITA FARMACAP. “E ACEA NON SI VENDE”
Per almeno 8 delle 11 società che restano nell’alveo capitolino non vi sono dubbi sulla permanenza futura: Atac (trasporti), Ama (rifiuti), Acea (gestione idrica ed elettrica), Aequa Roma (riscossione tributi), Risorse per Roma (supporto dipendenti e patrimonio), Zetema (servizi culturali), Pala Expo (mostre e musei), Roma Servizi per la Mobilità (programmazione trasporti). Poi ci sono alcuni nodi che andranno sciolti con calma. Il primo riguarda Farmacap (farmacie capitoline), ad oggi commissariata, che il Campidoglio vorrebbe mantenere pubblica ma sulla quale “la nuova gestione della società ancora non si è espressa”; per quanto riguarda Assicurazioni di Roma, l’impegno è quello di mantenerla in essere “almeno fino al 2020 – ha detto Colomban – perché sul mercato non ci sono compagnie che, ad esempio, assicurano le buche, poi la società ha lavorato bene, produce utili e fornisce un buon servizio alla città di Roma”. Destinata a chiudere – ma non subito – Roma Metropolitana, i cui servizi saranno spacchettati: il settore della programmazione confluirà in Roma Servizi per la Mobilità, la “stazione appaltante” resterà in essere “finché non verrà completata la Metro C”. Inoltre, l’amministrazione capitolina ha anche deciso di mantenere la quota del 3,53% in Acea Ato 2, la società partecipata della multiutility capitolina che gestisce il servizio idrico nella Città Metropolitana (Roma a parte). Un dietrofront rispetto alle indicazioni iniziali del gruppo di lavoro guidato dall’attuale ad di Atac, Paolo Simioni “forse a causa di un misunderstanding”, ha chiarito la sindaca, che poi ha ribadito: “La cessione di Acea Ato 2 non è nella nostra intenzione, come non è nei nostri piani cedere quote di Acea”. Infine, verrà impostata una sorta di “pre-fusione” fra Aequa Roma e Risorse per Roma, che andranno a formare un sinergico “polo entrate”.

ADDIO FIERA. E ROMA RINUNCIA ANCHE ALLA MODA
A parte la decisione su Adir e su Acea Ato 2 e le buone intenzioni su Farmacap, in generale, gli effetti della delibera Colomban non sono molto diversi da quelli programmati dalla delibera Scozzese del 2015. “Ma sinceramente non ho letto il testo precedente”, ha risposto Colomban in conferenza stampa a IlFattoQuotidiano.it, sebbene i riferimenti del testo siano al Salva Roma 2015, al Piano Razionalizzazione 2015 e, non ultimo, al Testo unico delle società a partecipazione pubblica (la cosiddetta Legge Madia). Confermate dunque le cessioni delle quote di Aeroporti di Roma – già avvenuta “al prezzo 36 volte superiore l’utile incassato” – Centrale del Latte di Roma e Multiservizi (i servizi sono stati messi a gara). Il Comune cede anche il 21,8% di Investimenti Spa, la società proprietaria di Fiera di Roma Spa e in pre-fallimento dopo la delibera Berdini (confermata da Montuori) sulla valorizzazione dei terreni di via Cristoforo Colombo; cessione amara anche quella di Alta Roma, la società che organizza sfilate, concorsi ed eventi di moda in città, mentre fra le società di secondo livello spiccano le cessioni di Ep Sistemi (che gestisce l’inceneritore di Colleferro, a cui e’ stato dato da poco l’ok per la rimessa in funzione) e del Polo Tecnologico Industriale Romano, che pure il presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito, si era impegnato a rilanciare.

I nuovi Re di Roma

di Il Fatto Quotidiano 6.50€ Acquista
Articolo Precedente

Expo Milano, Sala: “Sono sereno e voglio fare il sindaco ancora a lungo”

next
Articolo Successivo

Legge elettorale, Pisapia: “Rosatellum bis è proposta peggiorativa. Renzi faccia le primarie di coalizione”

next