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Ricky Martin e la pratica (per me orrenda) dell’utero in affitto

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Dopo Nicki, è il turno di Ricky: dopo Vendola, il multimilionario Ricky Martin ha trionfalmente dichiarato a reti unificate che grazie all’utero in affitto potrà presto comprare… pardon, avere una bambina. Sì, perché il bello di queste pratiche eugenetiche sta anche in questo: puoi decidere il sesso dei nascituri, assemblarli secondo il tuo gusto. Non sono più bambini, ma merci on demand. Che il consumatore può programmare secondo il suo capriccio: il cliente, ce lo dicono a piè sospinto, ha sempre ragione.

I nuovi e gaudenti membri dell’upper class senza confini e senza coscienza infelice residua possono tutto: stanno abbattendo ogni limite e ogni autorità. Perché, infatti, la forma merce non conosce né limite né autorità: deve poter scorrere senza limitazioni fisiche, morali e religiose, con moto onnidirezionale, nello spazio globale del mercato unificato e completamente deregolamentato.

E guai a chi osi contrastare questo nuovo ordine mondiale, tutto a beneficio dei dominanti. Mentre le plebi variopinte (gli “sdentati” di cui disse con sovrano disprezzo Hollande) non hanno accesso ai beni basici e ai servizi più elementari, precarizzate come sono nel lavoro e negli stili di vita, la global class postmoderna, postborghese e ultracapitalista impone ovunque il suo dominio autocratico.

Le sinistre, anziché difendere plebi e sconfitti della mondializzazione, fanno lo stesso delle destre: tutelano unicamente il dominio dei dominanti. E promuovono l’utero in affitto come pratica emancipativa, demonizzando come premoderno e fascista chiunque osi contestarlo. L’opera di postmodernizzazione delle coscienze può dirsi giunta a compimento.

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