Bolzano è la provincia d’Italia che, oltre ad avere il tasso di occupazione più alto, detiene il primato delle buste paga più pesanti fra i dipendenti. Con 1.476 euro mensili di retribuzione media e un tasso di occupati del 72,7%, l’Alto Adige è infatti in testa a entrambe le classifiche emerse dal rapporto Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane, realizzato dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro per il 2016 , e presentato sabato 29 a Napoli durante la giornata di chiusura del nono congresso nazionale di categoria.

Per quanto riguarda la retribuzione, seguono Bolzano numerosi altri centri del Nord come Varese (1.471 euro), Monza e Brianza (1.456), Como (1.449), Verbano Cusio Ossola (1.434), Bologna (1.424) e Lodi (1.423). Stando al dossier, il dominio settentrionale arriva fino al cinquantacinquesimo posto della classifica, dove si trova L’Aquila, la provincia del Mezzogiorno dove si guadagna di più con 1.282 euro. Tutto il Mezzogiorno ha quindi un livello di stipendi più basso rispetto alla media nazionale, che si assesta, stando al rapporto, sui 1.315 euro mensili. La provincia italiana con gli stipendi più bassi è Ascoli Piceno: 925 euro.

La situazione cambia poco se si guarda al tasso di occupazione. Dopo l’Alto Adige, tra le province nelle quali sono occupati più di due terzi della popolazione in età lavorativa troviamo Bologna (71,8%), Belluno e Modena (68,8%), Parma (68,7), Milano (68,4%), Lecco e Forlì- Cesena (68,3%), Reggio nell’Emilia (68,2%), Siena (67,9%), Cuneo e Pordenone (67,7), Firenze e Pisa (67,5%), Arezzo (67,4%) e Lodi (67%). Roma si colloca solo al 57esimo posto della classifica (62,6%) e la provincia del Mezzogiorno con il tasso di occupazione più elevato è ancora L’Aquila (57,2%) che si trova al 65esimo posto. Fanalino di coda nel rapporto è la provincia di Reggio Calabria, dove lavorano solo 37,1 persone su 100, ma nel Sud della nostra Penisola in altre otto province, tra cui Napoli e Palermo, sono occupate meno di 4 persone su 10.

Quanto allo squilibrio tra tasso d’occupazione maschile e femminile, spiega l’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, è strettamente correlato allo sbilanciamento nella suddivisione del carico familiare tra donne e uomini. Nonostante la differenziata presenza sul territorio nazionale di strutture dedite ai servizi per l’infanzia, spesso non è conveniente per le mamme lavorare, perché il costo dei servizi sostitutivi per la cura dei bambini e per il lavoro domestico è decisamente elevato. Il tasso di occupazione maschile è, quindi, più elevato in tutta la Penisola. La provincia d’Italia dove si registra la percentuale più alta di donne occupate è Bologna (66,5%), mentre peggio di tutti fa Barletta-Andria-Trani dove lavorano meno di un quarto delle donne (24,1%).

Articolo Precedente

Anticipo pensione, da maggio le domande per l’Ape social: ecco i requisiti. Quello volontario slitta, manca il decreto

next
Articolo Successivo

Vicenza, licenziato alcune settimane dopo le nozze: reintegrato dal giudice grazie a una legge del 1963 pensata per le donne

next