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Diletta Leotta, tutti contro la Balivo. E’ questa la solidarietà femminile?

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Mi pare che sia stia diffondendo un discutibile concetto di solidarietà femminile. Per cui nessuna donna può osare fare una critica (non importa se motivata o costruttiva) a un’altra donna. Del tanto discusso tweet di Caterina Balivo sull’inopportunità che Diletta Leotta indossasse un abito così sexy per un discorso così serio, non mi ha colpito il presunto litigio tra la conduttrice e la giornalista (la prima si è già scusata definendo il suo tweet “infelice”) ma la reazione della rete.

Dare della rosicona, dell’invidiosa, praticamente della vecchia ciabatta alla trentasettenne Caterina Balivo è stato un coro: come se una signora che conduce un programma quotidiano su Raidue dovesse sentirsi minacciata dai venticinque anni di un’altra signora che manco è sua collega. Che possa aver scritto una frase sbagliata, a rischio fraintendimento, che però si collegava anche al suo occuparsi di moda (in Detto Fatto c’è ampio spazio per il look) non è venuto in mente a nessuno. Tutti a gettare la croce, tutti a malignare, in nome di una ben strana solidarietà.

Allora mi chiedo: se un’autorevole opinionista, un’intellettuale o una politica, magari sessantenne, avesse formulato, con più garbo, il concetto che la forma è anche la sostanza, la reazione sarebbe stata la stessa? Una folla di pseudo femministe imbufalite l’avrebbero apostrofata come una strega tardona? Perché discriminare una persona sull’età, come se la giovinezza fosse un merito a prescindere, risulta ben triste. Come risulta ben triste pensare che l’opinione di un’over anta sia bacata in partenza da una sordida gelosia, come se non poter mostrare un giro vita di pochi centimetri, spacchi e gambe sode, scollature e seni prosperosi, rendesse ogni persona di genere femminile una rivale malevola e stizzita. Davvero abbiamo lottato per decenni, noi donne, per ridurre ogni cosa a una competizione da pollaio, dove rivendicare soprattutto il diritto delle più esibizioniste a esibirsi?

Certo che è un diritto sacrosanto, e che questo diritto non è collegato in alcun modo alla violenza. Certo che una ragazza può girare in microgonna e che se qualcuno fa commenti volgari o peggio, questo qualcuno va condannato senza indugio. Però è anche un diritto esprimere educati pareri sull’eleganza e sui contesti dove sfoggiarla. Come è un diritto, per tante ragazze timide, riservate e poco esibizioniste sperare che il faro di luce si accenda una volta tanto anche su di loro. Magari per motivi più interessanti dell’avvenenza fisica, perché eccellono nello studio o nel volontariato.

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