Ora si muove anche la commissione Antimafia sulle dichiarazioni di Vincenzo De Luca ai sindaci campani, rivelate dal Fatto Quotidiano, anche con un audio registrato in quell’incontro. Tutte le opposizioni – M5s, Forza Italia, Lega Nord, Sinistra Italiana e Gal – hanno chiesto durante l’ufficio di presidenza di avviare un’inchiesta. Da prassi, quindi, la presidente Rosy Bindi ha avuto mandato all’unanimità per chiedere alla Procura di Napoli se ci sono indagini in corso o anche documenti acquisiti per capire se ci siano i presupposti perché si muova l’organismo parlamentare. “Abbiamo sempre agito così per avviare le nostre inchieste e useremo lo stesso metodo” ha dichiarato la Bindi contro la quale De Luca di recente, di nuovo, si era scagliato dicendo in un’intervista che era “un’infame, da ammazzare“. Dopo quella uscita il Pd ha chiesto e – con grande fatica – ottenuto che il governatore chiedesse scusa. De Luca ancora una volta la prende con ironia: “Apprendiamo della richiesta avanzata dalla commissione Antimafia. Ci rende curiosi conoscere l’iter previsto sul reato di battuta e come evolverà la crociata del calamaro“. De Luca torna anche “”sull’emendamento battezzato ‘De Luca’”, come lo chiama lui, che dovrebbe affidargli l’incarico per nominarlo commissario per la Sanità in Campania. “Vorrei solo ricordare – dichiara il governatore in una nota – che si tratta di una proposta avanzata unitariamente dalla Conferenza delle Regioni ben prima che si aprisse questo dibattito”. Un modo, sostiene il presidente, di permettere ai presidenti che stanno risanando i conti di riavere la delega. “Per ogni altro elemento di folklore – conclude – se ne riparlerà dopo il referendum, quando comunicheremo anche l’elenco di tutti quelli che saranno querelati per diffamazione“.

In commissione Antimafia le opposizioni avevano provato ad accelerare la procedura, chiedendo già oggi la convocazione di De Luca e l’acquisizione dell’audio del fattoquotidiano.it, ma Pd e Area Popolare hanno respinto queste richieste. Carlo Giovanardi (del movimento Idea) dice che le minoranze hanno ottenuto il possibile e che il diniego alle richieste delle opposizioni è arrivato dai partiti del presidente del Consiglio e del ministro dell’Interno. “Il Pd ritiene che non vi siano ad oggi profili di competenza della commissione antimafia – aggiungono i membri M5s della commissione – ed eventualmente se ne potrà discutere solo dopo il 4 dicembre. Questa è la situazione reale della classe politica del Pd. Un atto vergognoso“. I Cinquestelle, che chiedono di audire il ministro Alfano (oggi intervenuto alla Camera), dal canto loro ricordano che De Luca negli ultimi giorni ha insultato la presidente dell’Antimafia e due giorni dopo “ha incitato al voto clientelare”, facendo “assurgere a modello il sindaco di Agropoli“.

Diversa la versione del capogruppo del Pd in commissione Antimafia, Franco Mirabelli: “Per chiarezza nessuno ha chiesto nell’ufficio di presidenza della Commissione Antimafia la convocazione del governatore De Luca e non c’è nessuna inchiesta aperta dall’Antimafia su di lui. Come sempre, di fronte ad una richiesta delle opposizioni di aprire un’indagine, la Commissione all’unanimità ha votato il mandato alla Presidente di verificare l’esistenza di eventuali fascicoli aperti dalla Procura di Napoli. Il resto è propaganda, l’evidente tentativo di strumentalizzare in vista del referendum la vicenda”. Mirabelli spiega che il Pd è contrario a “uno uso strumentale dell’Antimafia, altrimenti avremmo potuto chiedere di aprire un’inchiesta sulle firme false del M5s a Palermo, tanto più che un autorevole componente pentastellato della Bicamerale è coinvolto in quell’inchiesta” (il riferimento è a Riccardo Nuti, ndr).

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