Questa è la vera sorpresa italiana dell’anno. Un’idea di cinema originale, ambiziosa e coraggiosa. Un film che apparentemente sembra non avere nulla di italiano, ma che nelle mani e negli occhi dei suoi due giovani registi trova un’identità fortissima danzando tra i generi, giocando con la tensione del thriller, sfruttando le ambientazioni del war movie, liberando la fantasia dello sci-fi e avvolgendo il tutto con il mistero del dramma psicologico.
Mine è la difficoltà di premere un grilletto.
Mine è il sole alto che irradia un deserto incandescente.
Mine è il vento che muove miliardi di granelli di sabbia.
Mine è la notte gelida figlia di un’escursione termica insostenibile.
Mine è un passo, un passo sbagliato, un passo indietro nel passato per cercare una proiezione impossibile al futuro.
Mine è un viaggio interiore esteriormente immobile.
Mine è una lotta con i demoni della propria mente.
Mine è suggestione e allucinazione.
Mine è una posizione vitale statuaria.
Mine è la manipolazione di una realtà collassata.
Mine è un gioco visionario con le nostre percezioni.
Mine è un tuffo psicanalitico dentro se stessi.
Mine è la compagnia della propria solitudine.
Mine è la straordinaria capacità registica di imprimere immagini potenti nella testa dello spettatore.
Mine è sopravvivenza estrema.
Mine è il cinema italiano di cui abbiamo bisogno.
L’8 novembre, il sorprendente esordio di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, torna eccezionalmente al cinema per una serata evento. Quale migliore occasione per addentrarsi in un crescendo esplosivo di tensione e sensibilità?
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