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I tassi sull’euro sono a zero: meglio mettersi il cuore in pace

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Con l’ingresso dell’Italia nell’euro i tassi d’interesse sono scesi e da un po’, per le scelte della Banca Centrale, sono in prossimità dello zero. Purtroppo ciò è di grande aiuto per imbrogliare i risparmiatori. È infatti ancora più facile rifilargli robaccia di ogni genere o fargli correre grossi rischi.

Può essere utile un parallelo con la meteorologia. Contro i mutamenti storici c’è poco da fare. Gli ultracinquantenni ricordano gli inverni di una volta, ma ora pure nel Nord Italia non ci sono più le nevicate di un tempo. Così nell’Eurozona non si vedono più i rendimenti anche solo di pochi anni fa.

Si possono capire le ambasce dei risparmiatori, abituati a trarre un reddito dai soldi messi da parte (o ereditati). Gli conviene però mettersi il cuore in pace, anziché finire vittime di chi in malafede gli promette o addirittura garantisce buoni rendimenti. Vediamo alcuni casi concreti:
– nei fondi a cedola i proventi distribuiti spesso erodono il capitale;
– i vantaggi fiscali della previdenza integrativa sono promessi da marinaio;
– il cambio può ribaltare in negativo l’alto interesse nominale di titoli in valute estere;
– i certificati con barriera espongono al rischio di perdite altissime;
– i rendimenti passati delle polizze facilmente precipiteranno, perché annacquate coi nuovi impieghi;
– le eccezionali performance di molti fondi comuni e fondi pensione sono sì indicative, ma al contrario.

Merita soffermarci sull’ultimo punto. Infatti quei portafogli sono saliti, perché il crollo dei rendimenti effettivi ha spinto insù i titoli a reddito fisso posseduti. Ma di converso ciò indica che ora sono carichi di titoli che rendono pochissimo o nulla. Da ciò la prospettiva di rendimenti bassissimi, nulli, negativi o disastrosi.

In un momento storico di tassi vicinissimi allo zero, è normale non ottenere nessun rendimento. L’importante è non perdere, nell’attesa di tempi migliori per i risparmiatori (e peggiori per i debitori). Allora cosa si può fare?
– Ci sono i tradizionali buoni postali, ma nell’ottica della sicurezza, non della redditività che è quasi nulla. Però almeno non si rischia che le imposte intacchino il capitale.
– Ci sono i Btp Italia, che difendono dall’inflazione, ma con possibili saliscendi delle quotazioni, anche vistosi.
– Ci sono i conti deposito, ma quelli liberi rendono veramente pochissimo e qualche rischio c’è comunque.

Uno molto bravo può poi trovare nelle pieghe dei listini qualcosina di interessante, ma è impresa difficile.

Mi rendo conto che per un normale risparmiatore tutto ciò è un po’ deprimente, ma la colpa non è mia. È semmai della Banca Centrale Europea.

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