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Esplosione a Milano, fermo per strage per uomo ferito: “Rabbia per separazione”

Nell'esplosione morirono due 27enni marchigiani, Riccardo Maglianesi e Chiara Magnamassa e anche la moglie di Giuseppe Pellicanò, Micaela Masella. Il tubo del gas dell’appartamento in cui viveva la famiglia Pellicanò, secondo le indagini, è stato manomesso
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Era già indagato per aver manomesso il tubo del gas che provocò l’esplosione della palazzina di via Brioschi a Milano del 12 giugno scorso. Ma per Giuseppe Pellicanò, il pubblicitario di 51 anni, i pm titolari dell’inchiesta hanno deciso di firmane un fermo. La Squadra mobile ha eseguito il provvedimento all’ospedale di Niguarda, dove l’uomo si trova ricoverato.

Nell’esplosione morirono due 27enni marchigiani, Riccardo Maglianesi e Chiara Magnamassa e anche la moglie di Pellicanò, Micaela Masella, 43 anni, direttrice delle relazioni esterne ed eventi del teatro Carcano, mentre tra i feriti c’erano le bambine della coppia, di 11 e 7 anni, rimaste gravemente ustionate. Il tubo del gas dell’appartamento in cui viveva la famiglia Pellicanò, secondo le indagini, è stato manomesso.

Pellicanò stava per essere dimesso così come le sue due figlie di 7 e 11 anni, ed era già in previsione il suo interrogatorio. Invece gli accertamenti hanno portato al provvedimento cautelare, disposto dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto e dal pm Elio Ramondini. L’ipotesi è che l’uomo, che era in fase di separazione dall’ex compagna, Micaela Masella, abbia manomesso il tubo dell’impianto della cucina originando la fuga di gas che ha causato la deflagrazione del 12 giugno scorso “compiendo atti tali da mettere in pericolo la pubblica incolumità”. Secondo quanto emerso finora l’uomo ha staccato un dado che permette la congiunzione del tubo flessibile che alimenta la cucina a gas all’impianto centralizzato, a monte dell’impianto stesso, vicino al rubinetto erogatore.

Giuseppe Pellicanò “aveva rabbia per la separazione” si legge nel provvedimento di fermo nei suoi confronti. Il pm Ramondini oggi all’ospedale Niguarda ha interrogato Pellicanò il quale si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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