Le giunte Pd hanno ridotto Torino ad una gruviera. Parcheggi sotterranei in ogni dove, con la giustificazione di eliminare le auto dalla superficie. Anche se, forse, logica vorrebbe che non si perseguisse l’intento di facilitare la mobilità privata in una città in cui si soffoca per l’inquinamento atmosferico. Fra tutti i parcheggi sotterranei si segnala però, oltre che per la sua apparente inutilità, anche per i danni che sta apportando, quello di corso Galileo Ferraris, in pieno centro cittadino. Inutilità: in corso “Galfer” i parcheggi c’erano già in superficie, ed erano già sovrabbondanti, a giudicare dal fatto che essi erano in buona parte deserti. Ciononostante, ecco che il Comune, a guida Chiamparino, nel 2008 approvò la realizzazione di questo ennesimo parcheggio interrato: quattro piani, per la realizzazione di 469 posti auto iniziali, poi ridotti a 398, dei quali 304 interrati e 94 in superficie. Da allora non se ne fece nulla fino al novembre 2014, quando iniziarono i lavori di scavo.

danneggiamenti al rivellino des Invalides

Danni. Tutti sapevano (e la giunta comunale non poteva non sapere) che sotto il selciato non c’era terra, ma gallerie; gallerie realizzate a completamento della Cittadella di Torino, una fortificazione militare a pianta pentagonale con possenti bastioni ai vertici, realizzata fra il 1564 ed il 1577, per un’estensione totale – fra opere a cielo aperto ed opere interrate – di ben quaranta ettari. Essa fu al centro dell’assedio del 1706 da parte dell’esercito franco-spagnolo del re Luigi XIV, respinto dai Savoiardi. Memorabile l’episodio del sacrificio, in quell’occasione, di Pietro Micca.

Quando, ad inizio Ottocento, Napoleone ordinò la demolizione delle mura della città, risparmiò la Cittadella riconoscendo la qualità dell’opera. Si potrebbe dire che ciò che volutamente non fece Napoleone, in parte hanno fatto le giunte Pd. Probabilmente, un altro governo della città avrebbe puntato sulla cultura (che oggi il governo Renzi dice di portare in palmo di mano), recuperando il grande reticolo sotterraneo (sono ben 14 chilometri di opere difensive) ed aprendolo a visite guidate. Invece, quello a guida Pd, ha puntato sulla mobilità privata. Probabilmente un’altra giunta avrebbe conservato l’uso in mani pubbliche, anziché dare una concessione secolare ai privati, come è invece accaduto.

Dicevo che tutti, Comune, Soprintendenza e Regione, erano al corrente, o potevano essere al corrente, dell’esistenza delle gallerie in corrispondenza del parcheggio che si voleva realizzare. Se non fosse stato sufficiente il buon senso, a testimonianza, c’erano anche le antiche cartografie militari che indicavano esattamente dove si trovavano le gallerie. Inoltre il tratto interessato alla costruzione del parcheggio è adiacente al mastio della Cittadella, ossia l’edificio di ingresso a due piani della fortezza stessa, elemento in più per intuire l’esistenza delle gallerie. Nel 2009, l’archeologo Fabrizio Zannoni redasse una relazione archeologica preliminare all’apertura del cantiere, nella quale venivano puntualmente indicate le opere che si sarebbero trovate scavando nell’area di cantiere. Ma tale relazione, di cui sono in possesso Comune e Soprintendenza, non venne presa in considerazione.

Eppure, ecco che quando i lavori sono iniziati, si sono ovviamente trovate le gallerie; ecco la Soprintendenza affermare che le gallerie non dovevano essere lì. E che comunque poteva continuare l’opera di smantellamento. Al fine di difendere l’opera storica, non più dall’invasore esterno ma dagli interessi interni, nel maggio del 2015 si costituiva intanto il Comitato Pietro Micca, con il fine di sottrarre alla speculazione, e alla conseguente scomparsa, una parte importante del patrimonio storico cittadino. Il Comitato lanciò anche una petizione per salvaguardare il bene e che raccolse migliaia di adesioni. A seguito della mobilitazione, il ministero dei Beni Culturali si vide costretto ad intervenire ed i lavori del cantiere furono sospesi, in attesa di una modifica del progetto.

In data 14 marzo u.s. “il Consiglio comunale ha approvato (22 voti favorevoli, 9 contrari) la variante progettuale – a seguito dei ritrovamenti archeologici dello scorso anno – per la realizzazione del parcheggio pubblico interrato in corso Galileo Ferraris”. La variante prevede una riduzione dei posti auto, “ma prevede solo una salvaguardia parziale e comunque una ricopertura dei ritrovamenti. Torino ha pertanto perso una parte del proprio patrimonio storico.” E la collettività subirà anche un danno economico, posto che l’opera non è a costo zero, ma conta su un finanziamento pubblico di 3.989.000 euro.

La non bella vicenda si sta quindi avviando al termine. Vorrei solo aggiungere due elementi. Primo. Non è la prima volta che la Soprintendenza, qui a Torino, autorizza l’abbattimento di un bene di rilevanza storica. Ricordo la vicenda della fabbrica ex-Diatto, sulla quale c’era un vincolo di conservazione integrale, che poi è stato tolto per consentire la realizzazione di condomini. Secondo. All’interno delle cooperative che stanno realizzando il parcheggio c’è anche La Castelnuovese, di recente indagata dalla Gdf nell’ambito dello scandalo della Banca Etruria. Con riguardo alle cooperative, consiglio vivamente la lettura del recente saggio di Antonio Amoroso, Coop connection (Chiarelettere).

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