“Io non li chiamerei più grillini ma M5S, perché ormai si sono affrancati da Beppe Grillo sia pur non definitivamente, ma è un passo importante”. Così Marco Lillo, vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, a ‘Coffee Break’ (La7) sull’analisi dei dati del Movimento 5 stelle nelle amministrative del 2016. “Vorrei sottolineare che il successo del M5S non può essere paragonato al boom di Forza Italia del ’94, perché i 5stelle hanno contro tutto il sistema mediatico: dal Tg1, al Tg2, al Tg3 che sono chiaramente ostili. Ieri a ‘Porta a Porta’ (Rai1) – aggiunge Lillo – c’era il tono irridente di tutto il consesso giornalistico in studio e si sottolineavano le dichiarazioni di Alessandro Di Battista (M5S) e il modo sbrigativo con cui il conduttore, Bruno Vespa, chiudeva il collegamento. Non si può trattare così una forza che ha il 35% dei voti. Bisogna sottolineare – conclude il giornalista – che c’è un movimento che ha rinunciato a 80 milioni di euro di contributi pubblici e dall’altra un partito come quello di Giorgia Meloni (FdI) che ha ereditato sui 100 milioni di euro di contributi pubblici che se li è tenuti e li stanno utilizzando”
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