Dopo la galleria “killer” della Salerno-Reggio Calabria, la Guardia di Finanza di Vibo Valentia ha sequestrato altri 8 chilometri e mezzo dell’autostrada A3 (tra gli svincoli di Mileto e Rosarno) e un tratto della strada provinciale Sp 58. Disastro doloso, lavori in sub appalto senza autorizzazione della stazione appaltante, truffa aggravata ai danni di ente pubblico in relazione all’indebita percezione di pagamenti per smaltimento di rifiuti di lavorazione, attestato mediante falsa documentazione, falso materiale ed ideologico commessi nella redazione della contabilità lavori. Sono queste le ipotesi di reato contestate dalla Procura di Vibo nell’inchiesta nella quale sono indagate 21 persone tra dirigenti dell’Anas e responsabili della società “Cavalleri Ottavio Spa”.

Nel registro degli indagati, infatti, sono finiti: Gregorio Cavalleri, Vincenzo Musarra, Marco Angelo Bosio, Maurizio Aramini, Gianfranco Vasselli, Angelo Dandini, Fabrizio Tragna, Settimio Branchi, Giovanni Parlato, Paolo Francesco Campanella, Marcello Ranalli, Carla Rota, Alessandro Rossi, Dino Laporini, Giovanni Fiordaliso, Consolato Cutrupi, Salvatore Bruni, Francesco Caruso, Antonio Pio Cannatà, Pietro Lo Faro e Maria Stella Orecchio. La Finanza, inoltre, ha bussato alla porta del presidente della Provincia di Reggio, Giuseppe Raffa, per acquisire documenti sulla società Cavalleri, oggi in liquidazione.

Viadotti che rischiano di crollare perché costruiti in zone a rischio idrogeologico e senza un adeguato studio idraulico. Ma anche lavori fatti “in economia” per far lucrare la società che si era accaparrata l’appalto. Leggendo il provvedimento di sequestro emesso dal procuratore di Vibo Valentia Mario Spagnolo e dal sostituto Benedetta Callea, la sensazione è che il presidente del Consiglio Matteo Renzi dovrà valutare l’ipotesi di rinviare l’inaugurazione della Salerno-Reggio Calabria fissata per il 22 dicembre prossimo.

Al centro dell’inchiesta, infatti, c’è la realizzazione dei viadotto costruiti sul letto del fiume Mesima che rischia, adesso, di scalzare i piloni della struttura.

“Gli elaborati peritali – scrivono i magistrati – hanno consentito di portare alla luce con certezza l’esistenza del rischio idraulico/idrogeologico che investe l’opera in corso di realizzazione e che, a causa dell’interferenza del fiume Mesima con la medesima e, più in dettaglio, con i viadotti Mesima 1, 2, 3 e 4, potrebbe determinare fenomeni di esondazione, come già avvenuto il 23 e 24 marzo 2016”. Si tratta di una zona per la quale dovevano essere previste le stesse prescrizioni delle zone a rischio R4 (molto elevato). L’opera, affidata prima a un’altra azienda, doveva essere costruita ex novo quando l’appalto è stato assegnato alla “Cavalleri Spa”.

Scrivono sempre i consulenti della Procura: “Il progetto doveva essere necessariamente corredato da uno specifico studio idraulico, redatto secondo le linee guida del Pai, da sottoporre a parere dell’Autorità di Bacino della Calabria, vista l’interferenza del tracciato autostradale con il fiume Mesima”.

Questo studio non c’è stato. “Il rischio di esondazione del fiume Mesima e, di conseguenza, di inondazione della strada provinciale 58 e di tutte le strade interpoderali e di cantiere in prossimità dell’opera autostradale – si legge nel provvedimento di sequestro – è concreto e attuale ed è causalmente riconducibile sia alla mancata e inadeguata previsione delle opere a difesa della cantierizzazione dei lavori in alveo da parte dell’impresa costruttrice”. Per eseguire i lavori, è stato modificato addirittura il percorso del fiume, “oggi pericolosamente incidente sulle pile in alveo”.

Rischi dei quali la società Cavalleri era stata informata in corso d’opera dall’ingegnere Giuseppe Pasinetti, chiamato come consulente esterno e rimasto inascoltato dai vertici dell’azienda. Interrogato dalla Procura, Pasinetti ha riferito “che tutti i viadotti Mesima devono essere ugentemente messi in sicurezza. Tale situazione è stata da me oralmente rappresentata a Cavalleri Gregorio, ma questi mi ha detto che non c’erano i soldi per tali interventi”.

Circostanza questa riscontrata anche da numerose intercettazioni finite nel fascicolo della Procura. Come quella tra l’ingegnere Pasinetti e il direttore dei lavori Paolo Campanella. A quest’ultimo, indagato in quanto responsabile del cantiere di Cavalleri, Pasinetti nel febbraio 2015 aveva fatto presente cosa stava succedendo. “Ho visto Cavalleri, – dice l’ingegnere – non gliene frega assolutamente niente. Gli interessa soltanto quello ce riesce a tirarne fuori”.

Lo stesso Campanella, sentito dai pm, conferma lo spirito con cui svolgeva i lavori la società per cui lavorava e alla quale l’Anas aveva affidato i lavori: “Cavalleri ha detto che, per fare economia, dovevamo riprofilare le rampe, ovvero stringere le sezioni, risparmiando così sui metri cubi, volumi di materiale… lui ha dato queste indicazioni e, su due cavalcavia, sono state fatte queste riduzioni, per circa 12-13000 metri cubi… su quel tratto non credo siano stati fatti controlli dell’Anas. Cavalleri voleva risparmiare dai lavori che andavano svolti rispetto ai progetti, per far lucrare la società. Ciò è successo con il rivestimento delle scarpate autostradali con la terra vegetale da coltivo, che deve avere delle caratteristiche particolari, fisiche, chimiche e organolettiche, lui in sostanza voleva che risultasse la lavorazione finita senza l’utilizzo del materiale essenziale”.

Il sequestro preventivo eseguito oggi prevede la “facoltà d’uso” dell’A3. Nonostante la gravità della situazione, infatti, era impensabile chiudere 8 chilometri e mezzo di autostrada e tagliare di fatto la Provincia di Reggio Calabria dal resto del Paese. È stata chiusa, invece, la strada provinciale SP 58 in provincia di Vibo Valentia. “Stiamo lavorando senza sosta. – ha dichiarato il procuratore di Vibo Spagnolo – Le indagini sulla vicenda che ha portato al sequestro del tratto dell’autostrada A3 vanno avanti. La Procura sta approfondendo in primo luogo i profili relativi alla sicurezza dei cittadini che attraversano l’opera e poi sulle somme in più percepite da questa ditta coinvolta”.

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