Inizialmente l’appuntamento tra inquirenti egiziani e quelli italiani doveva essere martedì 5 aprile, poi il vertice per fare il punto sull’inchiesta per la morte di Giulio Regeni era stato spostato ai giorni successivi. Invece, stando a quanto riporta l’agenzia Reuters, l’incontro è stato cancellato: “Rinviato a tempo indeterminato”. Informazione cui viene smentita da fonti dell’ambasciata italiana al Cairo che – secondo quanto riporta l’Ansa – confermano per ora che la missione si terrà – come previsto – il 7 e l’8 di aprile prossimi.
Il Cairo aveva fatto sapere che a Roma, per incontrare anche il procuratore capo Giuseppe Pignatone, sarebbero arrivati il generale Adel Gaffar e il brigadiere generale Alaa Abdel Megid, dei servizi centrali della polizia egiziana e il vicedirettore della polizia criminale del governatorato di Giza, maggiore Mostafa Meabed. Dalla procura del Cairo i procuratori Mostafa Soliman e Mohamed Hamdy El Sayed.
Oggi invece le fonti della sicurezza e giudiziarie non hanno fornito una spiegazione per il rinvio. Un alto funzionario del ministero dell’Interno egiziano ha riferito a Reuters che l’inchiesta ha concluso come il ricercatore italiano – che si stava occupando della nascita di sindacati indipendenti in Egitto – fosse osservato dai servizi di sicurezza, ma che questo non vuol dire che gli stessi servizi segreti l’abbiano ucciso, come sospettato da diversi gruppi per i diritti umani.
Il documento che inquirenti egiziani avrebbero dovuto consegnare ai colleghi italiani sarebbe stato “composto da circa duemila pagine nelle quali vengono individuati i filoni principali del delitto e riportati gli interrogatori con oltre 200 persone di varia nazionalità sulle loro relazioni con la vittima”. Nel rapporto si evidenza come “il caso si sviluppi su più fronti, tra cui quello dei compagni della vittima che hanno lasciato l’Egitto dopo la sua morte, quello della banda armata specializzata nel rapinare stranieri in Egitto, soprattutto dopo il ritrovamento nell’abitazione della sorella di uno degliimputati della banda degli effetti personali di Regeni e quello rappresentato dalle informazioni rinvenute nel suo computer portatile personale”.
Il dossier sottolinea poi “le molteplici relazioni della vittima nonostante il breve periodo trascorso in Egitto” e un “rapporto sugli indizi del delitto e sulle impronte ritrovate sugli effetti personali di Regeni a Qalyubiyah“, oltre a un “dossier fotografico sul luogo del ritrovamento del cadavere e sulla sua abitazione”.