Il carcere? “Non è una beauty farm, anche se sono dimagrito”. La doccia in penitenziario? “Pensavo di essere sodomizzato ma poi non ho incontrato niente di quello che pensavo”. Il futuro in politica? “Molta gente crede io possa ancora portare un contributo e questo mi lusinga”. Eccolo qui Totò Cuffaro, l’ex governatore della Sicilia, condannato in via definitiva a sette anni di carcere per favoreggiamento a Cosa nostra, rilasciato nel dicembre scorso dopo averne trascorsi quasi cinque in una cella di Rebibbia. Quando sta per scoccare il novantesimo giorno di libertà, Totò si palesa per la prima volta in pubblico a Palermo, la città capitale della sua era di potere.

Al teatro don Bosco Ranchibile sono quasi in cinquecento le persone che lo aspettano, e lui – almeno all’inizio – non si scompone, dispensando alla folla quello che è passato alla storia come il suo marchio di fabbrica: il doppio bacio sulle guance, simbolo di vent’anni di potere, che gli aveva fruttato ad un certo punto il soprannome a lui più caro, Vasa vasa (bacia bacia). L’occasione del ritorno sulla scena pubblica di Totò è la presentazione del suo terzo libro, che s’intitola “L’uomo è un mendicante che crede di essere un re”, dopo che i primi due furono dati alle stampe mentre l’autore era in carcere. “Il motivo di questo titolo? Avendo vissuto l’esperienza di essere considerato un re e di essere stato un mendicante nel carcere, questi 5 anni mi hanno regalato una straordinaria avventura. Dovendo scegliere tra il potere del re e l’affettuosità del mendicante che ho lasciato, oggi sceglierei di essere un mendicante”, spiega l’ex governatore. Che per la verità, all’interno del teatro salesiano ha fatto registrare numeri da star, neanche fosse autore di bestseller di successo. “Ero abituato a questa accoglienza anche in passato ma ora mi colpisce profondamente perché non sono più un uomo di potere“, si schernisce l’ex presidente, nella nuova veste di ambasciatore dei diritti di tutti i detenuti d’Italia. “Non sono stato in una beauty farm anche se sono dimagrito, io in carcere avevo tanti pregiudizi, ma non ho incontrato niente di quello che pensavo. Dopo tre giorni feci finalmente la prima doccia, l’agente mi aprì la porta e se ne andò. Temevo di essere sodomizzato…”.

Poi subito spazio alla politica, con Cuffaro che torna sull’ultima polemica deflagrata dopo una serie di sue dichiarazioni: quella sugli ex cuffariani finiti alla corte di Matteo Renzi. “La polemica nel Pd mi sconcerta, credo di aver detto una cosa ovvia affermando che buona parte del milione e 800 mila voti che presi alle regionali oggi siano finiti in altri partiti e dunque nel Pd, il più grande partito”. Quindi spazio al futuro, molto simile – per la verità – al passato remoto. “Io sono e resto democristiano, mi auguro possa esserci la possibilità non di ricostruire la Dc, ma di costruire un contenitore, una casa, un’area che rappresenti alcuni valori nella realtà siciliana e nazionale. Sono stato al Circo massimo per il Family day per chiedere rispetto per la famiglia, perché molte persone che credono in quei valori non sapevano a chi fare affidamento”, ha ricordato l’ex leader dell’Udc. Che per il suo ritorno tra il pubblico ha scelto di farsi accompagnare dall’ex ministro Saverio Romano, processato e assolto per concorso esterno a Cosa nostra, e dall’ex presidente del Senato, Renato Schifani, indagato e archiviato per lo stesso reato. “Darò un sostegno a Saverio Romano nelle sue scelte, è un amico con cui ho fatto tante battaglie politiche”, ha quindi annunciato Cuffaro. In questi giorni infatti, si ipotizza una candidatura a sindaco di Palermo per Romano, il leader dei Verdiniani di Sicilia. Infine ecco la domanda delle domande: può esserci la possibilità che Totò Cuffaro torni a candidarsi in politica? La risposta è perentoria: “Assolutamente no: non torno alla politica istituzionale e attiva”, annuncia modesto l’ex governatore. Consapevole che, con un’interdizione perpetua dai pubblici uffici, non potrebbe mai ricandidarsi, neanche volendolo.

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