Botta e risposta via Twitter tra l’Istat e l’economista Francesco Daveri sulla revisione all’insù della crescita del pil 2015. Il docente di Politica economica della Cattolica e collaboratore de lavoce.info ha sollevato dubbi sugli “strani numeri” comunicati martedì dall’istituto di statistica: “Pil Italia 2015 a +0,8 con dati trimestrali che indicavano +0,6”, ha twittato. Per aggiungere, subito dopo, la possibile spiegazione: “Il Tesoro si è accorto di aver speso meno nel 2014 = Pil più basso nel 2014 = crescita 2015 più alta”. Infatti contestualmente alla diffusione dai dati 2015 l’Istat ha effettuato, come spiegava la nota di martedì, una “revisione straordinaria delle serie storiche”, in seguito alla quale il prodotto interno lordo del 2014 è stata rivisto al ribasso di 2 miliardi rispetto a quello reso noto a settembre 2015: da 1.613,8 a 1.611,8 miliardi. E il taglio deriva da una revisione al ribasso della spesa delle amministrazioni pubbliche. Un dato che viene comunicato all’istituto di statistica da Ragioneria generale dello Stato, Asl, province, Comuni e altri enti locali.

L’impatto del ritocco è “molto contenuto”, secondo l’istituto. Che ha subito negato la possibilità di un impatto sul tasso di crescita 2015. Ma per Daveri e altri esperti, in particolare gli economisti Riccardo Puglisi e Carlo Alberto Carnevale Maffè e il gestore Mario Seminerio, è stata proprio quella variazione del prodotto del 2014 a determinare il piccolo aumento di quello del 2015, passato così dal +0,7% diffuso in via preliminare il 12 febbraio (+0,6% destagionalizzato) a +0,8%, esattamente il dato sempre rivendicato dal premier Matteo Renzi.

L’Istat ha reagito, sempre via social network, smentendo che l’aumento sia un’illusione ottica, mera conseguenza della revisione. “Da sempre la stima dei dati annuali è quella dell’1 marzo e risulta diversa, nelle componenti e nel totale, da quella implicita nelle stime preliminari. Quest’anno la differenza per il Pil è di un decimo di punto e porta allo 0,8%”, ha twittato l’1 marzo. Insomma, uno scostamento fisiologico.

Con il passare delle ore e il moltiplicarsi degli interventi su Twitter, però, la tensione è salita. E giovedì è arrivato il nuovo “chiarimento” dell’istituto, più ampio e meno asettico. “Chiunque si occupi di statistiche economiche professionalmente dovrebbe saper distinguere tra livelli e variazioni delle variabili, tra variazioni a prezzi correnti e a prezzi costanti”, è l’esordio. “L’Istat ha operato una revisione su tutto il livello della serie del pil a prezzi correnti, abbassandolo tra 1,5 e 2 miliardi per ciascun anno. Questa revisione non ha e non può avere un effetto sui tassi di variazione del Pil nominale, meno che mai su quelli del Pil reale”. Tuttavia, “la dinamica meno negativa del Pil misurata per il 2014 potrebbe avere qualche effetto di trascinamento sul 2015, ma data la sua dimensione minima, l’Istat può già affermare che l’impatto sarà infinitesimale. Ma i dati saranno pubblicati domani e ciascuno potrà fare i suoi conti”. L’appuntamento quindi è per venerdì, quando verranno diffusi i dati aggiornati sui singoli trimestri del 2015 e dovrebbe essere più chiaro da dove è nato lo 0,1 che ha permesso al premier di festeggiare.

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