Angelo Panebianco, professore di scienze politiche all’Università di Bologna ed editorialista del Corriere della Sera è stato contestato durante una lezione per un suo articolo. Mentre spiegava in un’aula della facoltà di Strada Maggiore è stato infatti interrotto per diversi minuti da un gruppo di antagonisti del Cua, il Collettivo universitario autonomo, che prima hanno diffuso con piccoli altoparlanti una riproduzione audio di bombardamenti aerei e poi hanno iniziato ad apostrofare il professore con l’accusa di fomentare la guerra: “Lei è responsabile dei morti ammazzati di queste guerre – alcune delle frasi pronunciate – tutti i morti ammazzati del Mediterraneo muoiono per colpa sua che appoggia la guerra. Lei ha le mani sporche di sangue”. Panebianco ha chiesto ai manifestanti di uscire dall’aula e lo stesso avrebbe fatto una studentessa. “Noi non ce ne andiamo. È lei che deve andarsene”, è stata la replica al docente arrivata dai manifestanti, una decina in tutto, che hanno intonato alcuni cori (“Fuori i baroni dall’Università”) srotolato uno striscione e lanciato dei volantini all’interno della piccola stanza. La protesta è continuata con un sit in nel cortile dell’Ateneo. 

Non è la prima volta che Panebianco viene preso di mira all’interno dell’Università. Nel luglio 2014 il suo studio era stato murato con malta e mattoni, filo spinato ed erano state vergate delle scritte con lo spray. In quel caso gli attivisti erano quelli del collettivo Hobo arrivati al mattino con il viso coperto. Oggi come allora a scatenare la protesta è un articolo comparso sul Corriere. Il 14 febbraio 2016 il politologo aveva scritto sul quotidiano di via Solferino della possibilità di un intervento militare italiano in Libia: “C’è da temere che, quando arriverà il momento dell’intervento il governo non sia riuscito a preparare l’opinione pubblica, non l’abbia resa edotta dei pericoli che correremo se non verrà fermata la deriva libica. Se arriveremo a quell’appuntamento con una opinione pubblica impreparata, ci saranno forti contraccolpi nelle piazze e in Parlamento”. Panebianco aveva parlato anche del Muos, il sistema satellitare di difesa missilistica che gli Stati Uniti vorrebbero installare in Sicilia, nonostante la contrarietà di molti cittadini: “Il Muos potrebbe essere uno strumento prezioso per anticipare eventuali attacchi missilistici”.

A difendere il docente è intervenuto il Rettore dell’Alma Mater, Francesco Ubertini, che ha espresso “la più ferma condanna per l’attacco”. “L’azione condotta questa mattina dal collettivo Cua evidenzia un comportamento che è in netto contrasto con le più basilari regole della vita democratica. La libertà di espressione – ha scritto Ubertini – è un valore centrale e fondamentale per l’idea stessa di Università”. Anche il sindaco Virginio Merola si è associato alla condanna: “Impedire con la forza una lezione universitaria è inaccettabile”. Il Partito democratico, tramite la responsabile nazionale scuola, Francesca Puglisi, ha definito la protesta del Cua “non democratica” e “non di sinistra”. L’ex ministro Maurizio Lupi è stato il più duro: “Chi è contro la libertà della cultura è solo uno squadrista”.

video e foto dalla pagina facebook del Cua

Articolo Precedente

Radio Vaticana, padre Federico Lombardi lascia dopo 26 anni. Resta alla guida della sala stampa

next
Articolo Successivo

Statale di Milano, collettivo di sinistra: “Aggrediti da fascisti”. Corteo in Duomo: “Fuori i picchiatori dalle università”

next