Scende il tasso di disoccupazione e arriva all’11,5%, il minimo da quasi tre anni, ma diminuiscono gli occupati e aumentano gli inattivi. E, soprattutto, contemporaneamente rallenta la crescita, tanto che la previsione governativa di una crescita del Pil dello 0,9% nel 2015 diventa sempre più lontana. Lo evidenziano gli ultimi dati diffusi dall’Istat, secondo i quali a ottobre, in concomitanza con la diminuzione della percentuale di coloro che sono senza lavoro, si è ristretta la platea degli occupati e si è ampliata quella degli inattivi. E i dati sul Pil non aiutano ad alimentare buone speranze: nel terzo trimestre il prodotto interno lordo italiano è infatti aumentato dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti mentre su base annua il progresso è solo dello 0,8%, meno della precedente stima dello 0,9% diffusa dall’istituto di statistica lo scorso 13 novembre che già aveva fatto dubitare gli esperti della raggiungibilità degli obiettivi dell’esecutivo. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che sabato aveva evocato possibili impatti negativi sulla ripresa legati alla “paura del terrorismo“, ha sostenuto che “sono venuti meno alcuni motori dei paesi emergenti, il Brasile, la Russia, e un po’ la Cina: economie che avevano continuato a crescere anche dopo il 2010 e ci stavano tirando su, ora hanno smesso di crescere”. Risultato: nel pomeriggio il premier Matteo Renzi ha ammesso: “Secondo me chiudiamo allo 0,8 anche se il Mef sostiene che comunque sarà lo 0,9”. Salvo poi ritrattare perché “mi ha appena scritto Padoan, mi ha detto: sullo 0,9 tieni la linea, non è Roma-Fiorentina”.

Fatto sta che al momento le simulazioni indicano che la crescita acquisita del Pil per il 2015, ovvero quella che si otterrebbe nell’anno in presenza di una variazione congiunturale nulla nell’ultimo trimestre, è pari a +0,6 per cento. Il dato deriva dai risultati ottenuti durante l’anno che vedono un prodotto interno in rallentamento, visto che si è passati dal +0,4% del primo trimestre al +0,3% del secondo fino al +0,2% del terzo.

Il rallentamento della crescita: giù export e investimenti delle imprese – Rispetto al secondo trimestre, per i principali aggregati della domanda interna sono stati registrati andamenti divergenti: i consumi finali nazionali sono cresciuti dello 0,4%, mentre gli acquisti di beni durevoli da parte delle imprese sono scesi dello 0,4 per cento. Male anche l’export (-0,8%) mentre sono salite le importazioni (+0,5%). La domanda interna al netto delle scorte ha contribuito alla crescita per +0,2 punti percentuali  (+0,2 i consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private, +0,1 la spesa della Pubblica amministrazione e -0,1 gli investimenti fissi lordi). La variazione delle scorte ha contribuito positivamente per 0,3 punti percentuali, mentre l’apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,4 punti. Si rilevano, infine, andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto di tutti i principali comparti, con incrementi del 2,3% nell’agricoltura, dello 0,3% nell’industria e dello 0,1% nei servizi.

Disoccupazione all’11,5 per cento, ma gli inattivi avanzano – Quanto ai dati sul lavoro, il tasso di disoccupazione di ottobre (11,5%) è ai minimi dal dicembre del 2012, quando si era attestato all’11,4 per cento. Il calo nell’ultimo mese è determinato dalle donne (-2%), mentre si registra una crescita tra gli uomini (+0,8%). Il tasso di disoccupazione maschile, pari all’11,1%, aumenta infatti di 0,1 punti percentuali, mentre quello femminile, pari al 12,2%, cala di 0,2 punti. Intanto, però, gli inattivi continuano ad aumentare: dopo la crescita di settembre (+0,5%), la stima del numero di coloro tra i 16 e i 64 anni che non lavorano e non sono più in cerca di occupazione è salita ancora di 32mila unità (+0,2%). Diminuisce, però, il numero di inattivi maschi e di età inferiore a 50 anni. A conti fatti, in ogni caso, il tasso di inattività è al 36,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali (+0,6 punti su base annua). Su base annua l’inattività aumenta invece dell’1,4% (+196mila persone). Infine, rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo agosto-ottobre 2015 la stima dei disoccupati diminuisce di 142mila unità, a fronte di una crescita degli occupati (+32mila) e degli inattivi (+66mila).

Gli occupati hanno smesso di crescere. Tranne quelli over 50 – A ottobre 2015 si registra un nuovo calo, il secondo consecutivo, degli occupati su base mensile, con una diminuzione di 39mila unità rispetto a settembre (-0,2%). Secondo l’Istat il calo “è determinato dagli indipendenti”, tra i quali rientrano i lavoratori autonomi. Lo stop alla crescita non ha ancora eroso i progressi dell’anno: il saldo è ancora positivo per 75mila persone. Andamento analogo per il tasso di disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni che a ottobre sale al 39,8%, in aumento di 0,3 punti percentuali su base mensile, mentre scende di 1,2 punti su base annua. La fascia più colpita è però quella che va da 34 a 49 anni, che nell’ultimo triennio ha registrato un calo dell’occupazione del 4,4%, ovvero di 450mila unità. Negli ultimi tre anni si è invece registrata una crescita pressoché costante degli occupati di 50 anni o più: +13,9%, pari a circa +900mila tra gennaio 2013 e ottobre 2015. Sul dato pesa l’invecchiamento della popolazione, ma ancora più le riforme previdenziali che hanno alzato i requisiti per la pensione.

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